sabato 27 dicembre 2008

Social Card, il pacco di Natale di Tremonti e Berlusconi.

Molti casi di carte inattive alle casse dei supermercati. I clienti provano 4 o 5 volte, prima di desistere. L’Inps ha bloccato circa 100mila richieste considerate non in regola. Ma i pensionati non lo sanno.

Natale amaro per decine di migliaia di poveri. Alle casse dei supermercati la loro «card» non passa. «Transazione non eseguita» recita il pos. Minuti d’attesa, imbarazzanti, lunghissimi, sotto gli occhi delle file prenatalizie, vocianti e nervose. La macchina della carta sociale è in tilt.E loro, i poveri,non sanno nulla: silenzio dalle Poste, dall’Inps, dal Ministero, da Mastercard. La lista è lunga perché il meccanismo è complesso e infernale. Tutti sanno che c’èqualcosa che non va: la grande distribuzione, i Caf, le associazioni. Malo dicono a bassa voce. In questa giostra impazzita, c’èchi scopre di essere meno povero di quanto pensasse e quindi di non aver diritto a quei 40 euro al mese, chi di aver speso troppo, chi di stare ancora in lista d’attesa. Intanto il Natale èarrivato. Si avvicina la fine dell’anno, quando scadrà il termine per ottenere la primaricarica, quella «ricca» di120 euro. Andrà spesa entro aprile, altrimenti sarà azzerata: il credito dura per due bimestri. La card è fatta per spendere,non per risparmiare. Se almeno funzionasse. Invece.


L’Inps è l’unico a fornire spiegazioni.
Gli altri non rispondono neanche al telefono. Fino a due giorni fa le Poste avevano distribuito 366mila carte ancora da attivare. L’Inps ne ha autorizzate 200mila, 100mila sonostate respinte per mancanzadi requisiti, 60mila sono in lavorazione. Ecco spiegata la disfunzione: non tutti quelli chehanno ricevuto la carta ne hanno diritto. Ma i numeri non convincono fino in fondo. Senza contare che su una platea stimata di un milione e 300mila persone, quota 200mila a pochi giorni dal primo termine sembra davvero bassa. «Quella platea èa regime - spiegano all’Inps - alcuni accederanno l’anno prossimo». E non avranno diritto agli arretrati. Così si riduce la portata del beneficio annunciato.

Almeno il 40%dei pagamenti con la card non va a buon fine alla Unicoop Tirreno. «Il fenomeno èpiù forte in Campania e Lazio - spiega Massimo Tardani - Meno in Toscana. Dipende evidentemente dalla densità delle richieste». Quando non si riesce a pagare «ètriste, molto triste -continua Tardani - I clienti riprova no 3 o 4 volte. Alcuni pagano, ma altri lasciano la spesa alla cassa». Per Tardani la card èun delirio tecnologico. Non c’èsolo il problema delle richieste rifiutate. Il fatto èche il circuito non dà l’informazione sul credito residuo: se si sfonda il «tetto»di spesa, la carta nonfa la transazione. «La gente toglie prodotti a poco a poco - spiegano alla Coop - fino a raggiungere la quota rimasta. Con tanto di imbarazzo dei consumatori ». «Mastercard si èimpegnata a inserire nel saldo anche il credito residuo - dicono alle Acli - speriamo che lo facciano presto». Tanto più che incassano (loro o altri intermediari) circa l’1,2% di commissione sulle transazioni eseguite, pagata dalla grande distribuzione. Non è poco su volumi così alti.

L’inghippo sta nel fatto che i cittadini vanno alla Posta con il modulo della richiesta e i certificati Ise (Indicatore di situazione economica). Lì ricevono subito la carta e il pin. Era prevista l’attivazione in 24 ore, oggi e a48 oforse più. Dalle Poste l’incartamento arriva all’Inps, che verifica i dati. Se ci sono problemi, ferma l’erogazionemanoninforma il cittadino. Altrimenti autorizza la carica a Mastercard. Non si sa ancora cosa accadrà tra un mese per la seconda ricarica. Lo status di avente diritto infatti si può perdere. «Si procede a vista - commentano ancora dalle Acli - Il meccanismo ètroppo complesso». E non solo. «Alle poste non hanno pensato a sportelli dedicati aggiungono gli operatori - Gli anziani segnalano file lunghissime e assoluta mancanza di assistenza degli impiegati».

http://archivio.unita.it/v2/gol/viewer.asp?pag=4&G=24&M=12&A=2008&foliazione=47&startpag=0&sezione=naz

mercoledì 24 dicembre 2008

COMUNICAZIONE DEL MAGNIFICO RETTORE

Ecco gli auguri natalizi inviati dal Rettore dell'Università di Padova Vincenzo Milanesi sulla casella di posta elettronica di tutti gli studenti dell'Università.

Alle Docenti e ai Docenti,
Al Personale Tecnico e Amministrativo,
Alle Studentesse e agli Studenti dell'Università degli Studi di Padova

Siamo giunti ormai in prossimità delle Feste di Natale. Sta per finire un anno difficile, come del resto difficili sono stati anche quelli che lo hanno preceduto. E non sarà certo più facile quello che fra pochi giorni inizierà.
Abbiamo tutti – ne sono convinto – la serenità interiore che ci proviene dalla consapevolezza di
avere svolto anche quest’anno il nostro lavoro – ognuno nella propria funzione – con serietà, con
impegno, con dedizione. E questa è la nostra forza.
Vengono da qui i risultati davvero straordinari che anche quest’anno abbiamo conseguito, fornendo un servizio didattico di qualità ai nostri studenti, e continuando a primeggiare nella ricerca in moltissimi ambiti disciplinari.
Lunedì scorso il Consiglio di Amministrazione ha approvato all’unanimità il Bilancio di previsione 2009: non solo è un bilancio in sicuro pareggio e senza alcuna preoccupazione di deficit presenti o futuri, ma vede crescere ancora di circa 12 milioni l’investimento dell’Ateneo per finanziare la ricerca; questi fondi aggiuntivi portano complessivamente a oltre 37 milioni di euro la massa finanziaria che per questo prossimo anno siamo stati in grado di mettere a disposizione delle Colleghe e dei Colleghi grazie ad una gestione oculata e “virtuosa” del nostro Ateneo, nonostante continuiamo ad essere sottofinanziati dal Ministero per circa 30 milioni di euro ogni anno!
Abbiamo assunto (e su questa strada, con equilibrio, continueremo) centinaia di giovani ricercatori che da anni attendevano di uscire da una situazione di insostenibile precarietà, così come abbiamo trasformato in contratti a tempo indeterminato il rapporto di lavoro di centinaia di persone che con la loro professionalità contribuiscono in modo fattivo al raggiungimento dei risultati positivi che caratterizzano l’Ateneo sul piano della didattica e su quello della ricerca.
Per il quarto anno consecutivo non aumenteremo la tassazione studentesca. E manterremo
l’impegno, come da alcuni anni riusciamo a fare, di erogare la borsa di studio a tutti gli studenti che ne hanno diritto.
Continuiamo nella realizzazione di un importante e impegnativo piano edilizio, con un tasso di
indebitamento per contrazione di mutui assolutamente fisiologico in percentuale sul nostro bilancio e in rapporto al Fondo di finanziamento ordinario a noi attribuito.
La amministrazione dell’Ateneo continua a realizzare consistenti risparmi sulle spese di gestione
corrente, cosa di cui ringrazio personalmente in modo particolare il nostro Direttore Amministrativo.
Dobbiamo continuare su questa strada. Solo in questo modo riusciremo a restare all’altezza della
nostra tradizione. E non dovremo rinunciare a combattere ancora con energia e grande
determinazione la battaglia già avviata a livello nazionale perchè finalmente abbia fine la situazione attuale di disparità di trattamento tra gli Atenei quanto a sostegno finanziario pubblico.
Alcuni di questi Atenei, come Padova, non accettano più di vivere ed operare in un Paese dove il
merito e la qualità non vengono mai riconosciuti, e dove invece sistematicamente di fatto chi gode di ingiustificate “rendite di posizione” continua ad approfittarne, a spese di chi si spezza la schiena per evitare che la nostra Italia finisca fuori dall’Europa e dalla comunità dei Paesi avanzati.
Ci auguriamo che il patrio Governo riveda nei prossimi mesi le scelte sbagliate di riduzione indiscriminata dei fondi pubblici agli Atenei.
Ci impegneremo a fondo perchè la ragionevolezza (e la giustizia!) prevalgano sulla forza degli interessi precostituiti e sconfiggano l’insipienza e la improvvisazione che traspare dalla recente manovra finanziaria estiva per quanto riguarda le università.
“Avanti tutta” sulla strada seguita sin qui, dunque!
Buon Natale e Buon 2009 a tutti, alle famiglie, agli affetti di ciascuno!
Per il nostro antico Ateneo il futuro non sarà indegno del passato glorioso!
Ad maiora!

Vincenzo Milanesi

mercoledì 17 dicembre 2008

Condizione critica: MSF per il Congo


Che poi qualcuno quelle armi gliele avrà pure vendute. E ci avrà fatto un sacco di soldi.

Qualcun altro le avrà costruite con le proprie mani in una catena di montaggio. Non si sarà arricchito, ma guadagno lo stipendio sì: un po' per il mutuo, un po' per i figli, un po' per la badante per i genitori malati. Magari fa anche volontariato e adotta i bambini a distanza. Una brava persona, insomma. Ci ha anche pagato le tasse, che poi diventano soldi di tutti..

Come si dice quando il lavoro delle mani di una brava persona produce un'arma che poi viene usata in una guerra dall'altra parte del mondo che dura da vent'anni? Economia, libero mercato e globalizzazione, penso.
Dove è sparita la politica che si interrogava di queste questioni? Per quante associazioni per la pace esistano, finché questa e altre vere "questioni morali" non torneranno all'attenzione politica e del cittadino-consumatore, la partita è una partita persa.

Solo perché la generazione precedente ha fallito, non significa che dobbiamo per forza fallire anche noi nell'impegno per la pace e il rispetto dei diritti umani. Ci sono nuovi mezzi, oggi, dovremmo riprovare a pensare in grande, anche rischiando di rimanere delusi.
Hanno tutti così paura di restare delusi, di "compromettersi" ultimamente, che partono già delusi per non venire delusi.
BAH!

http://www.condition-critical.org/it/
http://www.medicisenzafrontiere.it/default.asp

mercoledì 10 dicembre 2008

EASY HANDCUFFS

Ridere o piangere: questo il dubbio amletico ogni volta che l'impietoso confronto tra gli Stati Uniti, il cui popolo è riuscito a costruire le basi per un vero cambiamento, supportato in questo da un sistema politico che, tra luci ed ombre, conserva comunque una solida base democratica, e la nostra piccola Italia ci si palesa davanti. Ecco Travaglio sull'Unità di oggi.


Vignetta di Roberto Corradi

Zorro

l'Unità, 10 dicembre 2008


Arrestato per corruzione e frode il governatore democratico dell’Illinois, Rod Blagojevich: dopo mesi di intercettazioni, è accusato di aver tentato di vendere la poltrona senatoriale liberata da Obama. L’Fbi - rivela il Chicago Tribune - indagava su di lui da tre anni per tangenti in cambio di assunzioni. “Le accuse sono sconvolgenti”, dichiara il procuratore Fitzgerald: “Blagojevich ha preso tangenti e usato il suo incarico per frenare la libertà di critica della stampa”. Immediate le reazioni. George Neapolitan è “allarmato per l’ennesima guerra fra politica e magistratura” e chiede gli atti alla procura. Il Csm si prepara a trasferire Fitzgerald in Alaska. Silvio Dwarf è solidale con Blagojevich, “vittima delle manette facili e del giustizialismo delle toghe rosse che calpestano la privacy”. Sull’Evening Courier, Angel Whitebread domanda: “Era proprio necessario questo arresto-spettacolo?”. Casparr, Chikkitt, Bondy e Little Sheep denunciano in una nota “l’abuso di intercettazioni e il circuito mediatico-giudiziario, impensabili nelle vere democrazie come gli Usa”. Little Angel Alphanous invia gl’ispettori a Springfield e invita i democratici a “votare le mie riforme della giustizia e delle intercettazioni”. Max Little Moustache e Anne Fennel aprono al dialogo. Per Lucian Violator “i giudici han troppo potere sui politici, dobbiamo riscrivere la Costituzione con Blagojevich, non appena sarà scarcerato”. Daniel Big Nipple sfida i democratici: “Ora chiedano scusa ad Al Capone”. In un pizzino rinvenuto per caso, Nicholas The Tower scrive: “Io non posso dirlo, ma queste intercettazioni cominciano a starmi sul cazzo”.

sabato 6 dicembre 2008

Presentazione del Documentario: STORIA DI UNA MOSCHEA ERRANTE





































Venerdì 14 novembre a Cittadella i Giovani Democratici hanno organizzato la presentazione del libro "L'apartheid" di Toni Fontana, con l'autore, Mara Mabilia (docente universitaria di Padova) e Khalid, un giovane di orgine marocchina che fa parte del gruppo "Seconda Generazione". Tra il pubblico (un'ottantina di persone) c'erano anche sei ragazzi dell'associazione Controluce (http://www.gruppocontroluce.org/), un'associazione culturale e di promozione sociale che opera a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso.
Questi ragazzi che si propongono, tra le altre cose, "di affrontare e approfondire i temi dell'attualità che appaiono sottovalutati o passati sotto silenzio", hanno montato un video sulla persecuzione che Gentilini, prima sindaco e ora vicesindaco, di Treviso ed altri sindaci della lega hanno fatto alla comunità islamica, negando in ogni modo un luogo di culto, culminato con la preghiera sui marciapiedi.Giovedì 11 dicembre alle 21.00 proietteranno per la prima volta il video da loro realizzato e ci hanno invitato a partecipare. E' bello ed importante vedere che a Treviso, monopolio leghista, ci sono ragazzi che non si arrendono alle politiche xenofobe e populiste dell'amministrazione e come Giovani Democratici di tutta la regione dobbiamo lottare contro le forme di intolleranza attuali e appoggiare le iniziative di quelle associazioni che ancora si battono per i diritti civili di tutti.

sabato 29 novembre 2008

ELEZIONI UNIVERSITARIE A PADOVA

Chi di voi, che sia al primo o all'ultimo anno poco importa, conosce le facce dei suoi rappresentanti all'università?
Purtroppo, la poco considerazione dei giovani per la rappresentanza politica si riflette anche nelle elezioni universitarie e particolarmente in quelle padovane dove, l'ultima volta, era registrata un'affluenza di appena il 7% degli studenti, con conseguente scarsa considerazione degli eletti da parte dei docenti. Se a questo si somma l'incapacità (o per malizia o per oggettiva difficoltà) degli eletti di farsi conoscere e avvicinare a quelli che dovrebbero rappresentare, la domanda iniziale è tristemente retorica.


L'università il luogo del sapere, della ricerca continua, della acquisizione di conoscenze e competenze, ma anche un luogo privilegiato: si posso conoscere molte persone di città diverse e condividere con loro percorsi formativi ed amicizia. Questo la rende un luogo ideale di allenamento all'ascolto degli altri e anche una palestra per farsi carico dei loro problemi e dare il meglio per risolverli.
Portiamo dell'entusiasmo anche all'università: candidiamoci o comunque convinciamo le persone ad andare a votare.
Chi fosse interessato a candidarsi, scriva a giovanipdcittadella@gmail.com. Vi metteremo in contatto con altri ragazzi di tutte le facoltà.

giovedì 27 novembre 2008

PD: ULTIMA FERMATA

Vignetta di Natangelo





















C'è da sperare che qualcuno riesca a far dimettere il senatore Nicola Latorre almeno dall'incarico di vice-capogruppo dei democratici al Senato. Pensare infatti che i probiviri del Pd espellano, o quantomeno sospendano, il braccio destro di Massimo D'Alema dal partito, così come farebbe qualsiasi partito in qualsiasi democrazia occidentale, è velleitario. Ormai è chiaro che di occidentale il nostro paese conserva solo la collocazione sulla carta geografica: tutto il resto, dalle classi dirigenti fino a buona parte dei media, è levantino. O, se preferite, latino americano.

Ma persino in Sud America un parlamentare di opposizione smascherato in tv mentre consiglia per iscritto a un esponente della maggioranza le frasi e i ragionamenti da utilizzare per tentare di levarsi dall'impaccio in cui lo ha cacciato un avversario politico, verrebbe immediatamente fatto scomparire dalla scena. Ovviamente non per senso etico o morale, ma per convenienza. Con quale residua credibilità Latorre potrà nel futuro opporsi, o fingere di opporsi, a prese di posizione, leggi e interventi avanzate dalla maggioranza? D'ora in poi la sua faccia rotonda, il suo cranio pelato, saranno solo e semplicemente il simbolo del'inciucio. Saranno un inno al qualunquismo di chi dice «intanto sono tutti uguali». Saranno la pietra tombale sulle già scarse possibilità del centro-sinistra di tornare un giorno alla guida del paese.

Eppure tra gli oligarchi nostrani Latorre resta popolarissimo. Ieri i suoi amici, per fronteggiare l'ondata di sconcerto montante anche dall'interno del Pd, hanno straparlato rievocando i processi staliniani. Il pugliese Francesco Boccia, dimostrando di non aver ricevuto nessun beneficio dagli anni trascorsi in gioventù studiando a Londra, è arrivato a dire: «Siamo passati da Obama a Stalin». L'ex prodiano Paolo De Castro ha definito «grottesche le critiche» per il pizzino allungato da Latorre. E tutti hanno catalogato l'episodio tra le scaramucce in atto tra i dalemiani e i veltroniani per il controllo del partito democratico.

Ora, è evidente che tra i due gruppi sia in corso una guerra. Ed è altrettanto ovvio che Veltroni e i suoi, mentre premono per le dimissioni di Latorre, sotto sotto si fregano le mani pensando di aver segnato un punto in loro favore. Ma tutto questo non basta per evitare di discutere del nocciolo della questione: Latorre con il suo comportamento ha danneggiato gravemente il partito, se non se ne va lo danneggerà ancor di più. Per il Pd, insomma, è arrivato all'improvviso l'ultimo treno. Sarebbe il caso che da quelle parti ci si desse da fare per non perderlo.

Peter Gomez
20 novembre 2008, dal blog "Voglio Scendere"

IL GRANDE STATISTA


Vignetta di Natangelo


























Una della meravigliose qualità di Silvio Berlusconi è che non avendo opinioni, le ha tutte. E’ contemporaneamente filo americano e filo russo, sta con l’Europa, ma sta anche con i celti orobici della Lega che sono contro. E’ amico contemporaneamente dei cinesi e del Dalai Lama. Ai vertici internazionali difende i diritti umani. Ma se li scorda quando atterra a Tripoli per finanziare con 5 miliardi di euro la dittatura del suo amico Gheddafi. E’ per “il ritorno all’etica nella finanza”. Ma ha preteso la depenalizzazione del falso in bilancio per scampare a un po’ di processi.

Quando sta alla Casa Bianca è capace di travolgere il palchetto pur di baciare George W. Bush che resta immobile a guardarlo allarmato. Quando è nel gelido Cremlino si scalda con il colbacco e con gli abbracci a Putin e Medvedev, amici suoi, critica lo scudo spaziale americano, “una provocazione”, difende i carri russi in Georgia, sostiene che la tragedia cecena sia un’invenzione. Di fianco al leader turco Erdogan dice che l’Europa non sarà completa fino all’ingresso della Turchia, e lui si batterà per il popolo turco. Ma quando va all’Eliseo, dove abita il marito di Carla Bruni che i turchi in Europa non vuol farli neanche avvicinare, lui dice che niente lo divide dal suo amico Sarkozy.

Un volta l’ingegner Carlo De Benedetti, di ritorno da Londra dove aveva incontrato il primo ministro Tony Blair, raccontava lo stupore del leader britannico per il perenne sorriso di Silvio ai tavoli delle consultazioni: “E’ sempre d’accordo su tutto. Non chiede mai nulla”. Ma a pensarci bene: perché non dovrebbe sorridere, visto che gli stiamo dando (e si sta prendendo) tutto?


Pino Corrias

Vanity Fair, 20 novembre 2008

PENNE AZZURRE E CASCHI BLU


Vignetta di Roberto Corradi





































Ha fatto scalpore l’appello dell’Associazione magistrati al relatore speciale per i Diritti umani dell’Onu, Leandro Despouy, perché prenda posizione sui continui attacchi del governo italiano (ma non solo) alle toghe inquirenti e giudicanti. Le meglio firme del bigoncio, da Mattia Feltri sulla Stampa a Pigi Battista sul Corriere, hanno ironizzato sull’iniziativa. Per Feltri jr. la storia della “Toga Rossa” che invoca “i Caschi Blu” sarebbe “umoristica” e inedita, “gente come la Paciotti e Bruti Liberati mai si sarebbe sognata l’appello all’Onu”. Per Cerchiobattista, l’Anm soffrirebbe addirittura di “smania contagiosa del gesto eclatante”, “zelo allarmistico”, “lancinante nostalgia per un’epoca che si è chiusa”. E l’“appello sconclusionato” sarebbe una “sfida al buon senso” col “singolare coinvolgimento dell’Onu nelle vicende politiche italiane”, “ultimo residuo di una guerra tra politica e magistratura”, “rituale stanco della retorica reducistica” di una magistratura che pretende di “recitare la parte del contropotere militante nei confronti della politica”, “riluttante a rientrare nei ranghi” dopo aver “posto la pietra tombale sulla Prima Repubblica condizionando pesantemente la Seconda”.

Evidentemente questo Battista è appena atterrato da Marte, dunque non può sapere che le indagini sulla Prima Repubblica e su molti esponenti della Seconda dipendono dal fatto che molti politici italiani rubano e in Italia, come nel resto del mondo, la magistratura ha il compito di acchiappare i ladri. Solo che, nel resto del mondo, i governi si guardano bene dal prendersela con i magistrati: di solito se la prendono con i ladri. Ma sono tutti paesi che non hanno la fortuna di vantare giornalisti come Feltri e Battista, specializzati nel commentare cose che non conoscono.

Nella fattispecie, Battista e Feltri jr. non sanno che il relatore speciale Despouy ha l’incarico di vigilare per conto dell’Onu sull’“indipendenza di magistratura e avvocatura” nei paesi membri. E’ il referente istituzionale dei rappresentanti di magistrati e avvocati. Nel 2002 il suo predecessore malese Dato Param Cumanaraswamy fu inviato per ben due volte in Italia dall’Onu senza che nessuno lo chiamasse, per verificare de visu i continui attacchi del governo Berlusconi II alla magistratura. Parlò con tutti i soggetti interessati, compresa l’Anm (al cui vertice sedeva Bruti Liberati…). Poi, il 3 aprile 2002, stilò la sua relazione finale in cui censurava l’assedio di governo e maggioranza del centrodestra alle toghe, ma anche “il conflitto d’interessi” degli avvocati parlamentari che possono “avvantaggiare i loro clienti”. Soprattutto uno, il solito. E concludeva: “Vi sono motivi ragionevoli perché giudici e pm sentano minacciata la loro indipendenza” anche a causa degli “attacchi del governo… Gli importanti politici sotto processo a Milano dovrebbero rispettare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e non dovrebbero ritardare i processi. Le decisioni dei Tribunali devono essere rispettate da tutti”.

Al giurista malese bastarono pochi giorni in Italia per inquadrare la drammatica lesione della divisione dei poteri, principio cardine dello Stato liberale di diritto. Feltri e Battista, rispettivamente ex redattore del Foglio di Berlusconi ed ex vicedirettore di Panorama di Berlusconi, in Italia vivono e scrivono da sempre. Eppure (o forse proprio per questo) non han mai notato nulla di strano negli attacchi politici al potere giudiziario. Ciò che si vede a occhio nudo dalla Malesia, da casa Berlusconi si nota un po’ meno.

Marco Travaglio
Ora d'aria
l'Unità, 24 novembre 2008

domenica 23 novembre 2008

RISULTATI DELLE PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI: GRAZIE!!!

ELETTI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE
(15 posti)

UOMINI:
- CORBO MATTEO
- CUSUMANO VINCENZO
- GORJI DARIO
- BATTAGLIA GIANLUCA
- MORMANDO FILIPPO
- PAGINI RIZZATO FABIO
- ARTICO STEFANO
- FIUME DAVIDE

DONNE:
- BABETTO ALESSANDRA
- MILAN ANNA
- ZACCARO LUCREZIA
- PITTELLI ALESSIA
- BEKKOUS NAJWA
- NARDUOLO GIULIA
- PALMIERI GENNY


ELETTI ASSEMBLEA REGIONALE
(30 posti)

UOMINI:
- BRESSA ANTONIO
- BORSETTO FRANCESCO
- CHIEREGO TULLIO
- VENTURELLI GIOVANNI
- TOGNON PAOLO
- PIEROBON ANTONIO
- OUFARDOU ZAKARIA
- ROTA ENRICO
- IODI MIRKO
- GALIAZZO PIETRO
- ROSSIN MATTIA
- BETTIN FEDERICO
- SETTE GIAMPIETRO
- PETTENUZZO TOMMASO
- NANIA ENRICO

DONNE:
- MTANIS MANUELA
- ZAMPIERI CHIARA
- SORANZO FRANCESCA
- BASTIANELLO MATILDE
- ORGANTE LAURA
- CANTON JESSICA
- DONA' GIULIA
- CARRARA LUCIA
- DI CHIARA LUCIA
- GALIAZZO LIZZY
- SEMBIANTE SUSANNA
- BACCAN GIULIA
- PASUELLO FRANCESCA
- BRAGA LUISA
- BUSINAROLO FRANCESCA


Ecco le liste degli eletti (in ordine decrescente per numero di voti ricevuti) alle Primarie dei Giovani Democratici di venerdì 21. Come vedete, ogni voto è risultato fondamentale, visto il minimo distacco tra gli ultimi eletti nelle due assemblee.
In rosso i ragazzi dell'Alta Padovana che siamo riusciti a far eleggere nelle Assemblee Costituenti dei Giovani Democratici: Francesca e Tommaso all'Assemblea Regionale, Davide all'Assemblea Nazionale.
Almeno uno dei due candidati da Cittadella potrà rappresentare il Cittadellese a livello regionale e provinciale e, con gli amici del Camposampierese, costituire un gruppo unito e solidale per tutelare gli interessi dell'Alta.
Ringraziamo Paola per l'impegno profuso: ci dispiace tu non sia stata eletta! Due rappresentanti dell'Alta Padovana all'Assemblea Nazionale avrebbero dato un quadro un po' meno squilibrato alla rappresentanza dei vari territori della Provincia.


Grazie a tutti per aver partecipato ad un bel momento
di coinvolgimento giovanile, dove, lo ricordo, potevano votare tutti i giovani (anche immigrati) dai 14 ai 29 anni, presentandosi solo con un documento di riconoscimento e un euro.
Grazie, in particolare, per averci votati: è un bel segnale di fiducia, che ci responsabilizza e ci spinge a continuare a lavorare, con ancora maggiore impegno, per la nostra zona. Ma con un arma in più: la presenza nelle sedi dove vengono prese molte decisioni, sulle quali potremo influire, e che potranno fungere da "cassa di risonanza" per i progetti che prenderanno vita nel nostro territorio.

Venite a trovarci: vi terremo informati qui sulle iniziative che abbiamo in mente per Cittadella e dintorni. Vi incoraggiamo ad esserci: sono tanti i giovani cittadellesi, ma pochi quelli che realmente partecipano e "vivono" il proprio territorio, che offre molte opportunità, se solo le si cercano.
Resta valido l'invito ad unirvi a noi, nello spirito non di una sterile e "burocratica" rappresentanza di Partito, ma di una partecipazione attiva e concreta alla vita di Cittadella: ciò che ci unisce è soprattutto la comune sensibilità nell'approcciarci ai problemi del nostro paese e il comune desiderio di risolverli, o almeno tentare di farlo.
Questo vuol dire fare Politica: quando il problema di uno diventa il problema di molti, inizia la Politica. Risolvere i problemi, nell'interesse del Bene Comune: questo il suo scopo.
Non sono solo parole al vento, cercheremo di farvelo credere.

giovedì 20 novembre 2008

PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

VENERDI' 21 NOVEMBRE 2008,
Si vota in via dell'officina 13 dalle 8.00 alle 23.00:
dalle 18.00 alle 22.00: SPRITZ GRATIS per chi ha votato!
per votare non servono tessere né niente, solo un documento di identità e un euro simbolico per coprire i costi (fotocopie, luce, riscaldamento etc etc)

Candidati all'Assemblea Nazionale:
Paolo Piazza, 23 anni, San Donato
Davide Fiume, 19 anni, Trebaselghe

Candidati all'Assemblea Regionale:
Francesca Pasuello, 25 anni, Santa Giustina in Colle
Tommaso Pettenuzzo, 21 anni, Cittadella

Care amiche e cari amici,
siamo i Giovani Democratici del Cittadellese. Facciamo parte di un gruppo molto più ampio di ragazze e ragazzi italiani che, come noi, si riconsocono nel Partito Democratico e lo considerano il miglior contenitore in cui riversare il proprio desiderio di cambiamento, in un rapporto di critica costruttiva e di confronto sui temi con le altre forze politiche, il mondo delle associazioni, del volontariato e con lo stesso Partito Democratico.

Il prossimo 21 novembre sarà una giornata storica per il nostro gruppo: quel giorno si terranno le elezioni per le primarie della nostra organizzazione. Sarà un moemento di grande partecipazione giovanile nazionale, che costruirà le fondamenta di un movimento che finora ha vissuto sul lavoro di tanti gruppi locali, operanti sul territorio, ma non coordinati a livello provinciale, regionale e nazionale. Quel giorno nascerà ufficialmente il movimento, una rete che unisca ed integri i problemi, le idee e le iniziative territoriali.

Partecipa anche tu a questo momento! Potranno votare le ragazze ed i ragazzi dai 14 ai 29 anni per eleggere i rappresentanti degli organismi federali del giovanile, ragazzi tra tanti che hanno deciso di prestarsi a quest'opera di coordinamento. Sarà fondamentale sostenere i candidati della nostra zona per riuscire a far sentire nei coordinamenti provinciali, regionali e nazionali la voce dell'Alta Padovana ed attrarre risorse ed attenzione anche in una zona in passato sempre abbastanza sacrificata in termini di rappresentanza giovanile. Aiutaci a farlo!


martedì 18 novembre 2008

Candidatura Giulia Innocenzi.


Ieri Giulia era a Pd per incontrare i Democratici padovani.
Una ragazza dalla biografia interessante (nata a Rimini nell'84, madre inglese, padre umbro, un anno a Las Vegas durante il liceo scientifico, studia ed è rappresentante di Scienze Politiche alla Luiss di Roma, erasmus a Parigi, uno stage estivo a Bruxelles... QUI ).
Ha la tessera dei radicali e se la sentite parlare si sente, perché un Pannella bionda direbbe più o meno le stesse cose. Se avete presente i radicali, allora avete già sentito il discorso di ieri.
Molto simpatica, combattiva, avrà un futuro.
Per il suo programma, qui.
Laura

Candidato Fausto Raciti


Ciao a tutti,
sabato sono andata a padova per ascoltare la presentazione di un candidato alla segreteria nazionale del giovanile del Pd.

vi riporto quello che so di lui.
FAUSTO RACITI è dell'84, siciliano, proviene dalla sinistra giovanile,ha lasciato gli studi per dedicarsi alla politica.Non ha parlato di proposte già pronte nel caso dovesse essere eletto perche pensa che la prima e più difficile cosa da fare sia formare prima il gruppo dei giovani democratici e perche le realtà del paese sono molto diverse e il compito principale di un giovanile non è quello di fare leggi.Un compito dei giovani è anche quello di opporsi o di svegliare il partito che in questo periodo sembra incapace di fare opposizione, ...parole sue...
ha spiegato le ragioni tra cui il fatto che avremo uno statuto nostro.
io l'ho trovato preparato e indipendente dai senior, gli sono state rivolte delle critiche riguardo al fatto che avendo lasciato gli studi lo si poteva accusare di voler far carriera politica e non dasse un buon esempio ai giovani, io avrei voluto sapere cosa studiasse prima visto che sono 4 anni che gira l'italia.....!!ha risposto: berlusconi è laureato e questo non garantisce sull'entità delle cavolate che dice... se avete domande sono qua...ciao, ciao!!!
Paola.

domenica 16 novembre 2008

SPRECHI DELLA POLITICA

Il caso Per mantenere le forze politiche, il prossimo anno ogni spagnolo spenderà 2,58 euro, gli italiani 4,91
La «cura spagnola»: i partiti si autotagliano
Misure anticrisi, ridotti i finanziamenti di 17 milioni di euro. A noi costano più del doppio


Diciassette milioni di euro. Cioè 34 miliardi di lire. Davanti all'incalzare della crisi internazionale, in Spagna hanno deciso una cura dimagrante che noi ce la sogniamo. Partendo, col taglio citato, dai finanziamenti ai partiti. Prova provata che i nostri cugini iberici non sono più svelti solo nel fare treni ad alta velocità, porti e autostrade. Eppure, i soldi pubblici stanziati a sostegno delle forze politiche spagnole erano già prima nettamente più scarsi rispetto a quelli italiani. Nel 2009 erano previsti 136 milioni contro i nostri 295. Meno della metà. La riduzione a 119 milioni varata nella legge di bilancio accentua il divario. Confermato nel rapporto pro-capite: per mantenere i partiti ogni cittadino castigliano, andaluso o galiziano dovrà sborsare l'anno prossimo 2,58 euro. Ogni lombardo, pugliese o molisano 4 euro e 91 cent.

Una sproporzione abissale. Dovuta anche a quella leggina sulla legislatura monca che inutilmente i dipietristi hanno tentato l'altro ieri di cambiare con un emendamento che almeno dimezzasse le elargizioni. Leggina che per tutto il 2009, il 2010 e il 2011 continuerà a corrispondere ai partiti (oltre ai finanziamenti per la legislatura corrente) anche i soldi dovuti per quella precedente, infartuata e defunta con la caduta del governo Prodi, come se dovesse arrivare alla normale scadenza del 2011. Di più: continueranno a intascare quattrini pure i partiti che il voto popolare, a torto o a ragione, ha messo fuori dal Parlamento. Due esempi? Rifondazione comunista incasserà ancora 20 milioni circa in tre anni, l'Udeur di Mastella 2,7. E altri soldi, per questa legislatura, finiranno nelle casse di quelle formazioni che avevano presentato una lista alle elezioni di aprile e, senza superare lo sbarramento elettorale, avevano comunque ottenuto la magica soglia che consentiva comunque di accedere ai rimborsi: l'1%. Come La Destra di Francesco Storace che, orfana di Daniela Santanché, avrà circa 5,5 milioni in cinque anni o la sinistra arcobaleno che nel quinquennio ne avrà 7 e mezzo.

Ma il confronto fra i costi della politica in Spagna e in Italia è sconfortante su tutti i fronti. A parte la differenza tra i bilanci del Quirinale e della Casa Reale spagnola, di cui abbiamo già dato conto l'altro ieri nella risposta alla lettera del segretario generale della Presidenza Donato Marra, spicca l'abisso tra i parlamenti. Anche la Spagna ha, come noi, un parlamento bicamerale (Cortes Generales) sia pure con un mandato di quattro invece che cinque anni. Anche lì ci sono una Camera (il Congreso de los Diputados) e un Senato. Ma le somiglianze si esauriscono qui. Il «Senado» madrileno, composto da 264 membri, costa agli spagnoli 60,5 milioni di euro, Palazzo Madama (dove siedono 315 rappresentanti eletti volta per volta più i senatori a vita che ora sono sei, per un totale di 321) pesa sulla tasche degli italiani per 570,6 milioni. Il che significa che ogni senatore costa ai cittadini spagnoli 229 mila euro e a noi un milione e 775 mila: quasi otto volte di più. Il rapporto, del resto, è più o meno lo stesso alla Camera. Il «Congreso de los Diputados», con 350 eletti, ha un bilancio di 98,4 milioni, Montecitorio (con 630 onorevoli) ne ha uno oltre dieci volte più alto: un miliardo e 27 milioni.

Morale: ogni deputato spagnolo costa complessivamente alla collettività,
tutto compreso, dagli affitti allo stipendio dei commessi, dalle segreterie alle spese di rappresentanza, 281 mila euro e ogni italiano un milione e 630 mila. Sentiamo già le obiezioni: sono paesi diversi, storie diverse, tradizioni diverse... Giusto. Anche costi diversi. L'indennità dei parlamentari spagnoli è identica per tutti: 3.020,79 euro al mese. Cifra alla quale vanno sommati 1.762,18 euro mensili per i deputati con residenza fuori da Madrid ridotti a 841,12 per gli eletti nella capitale. Complessivamente, quindi, un onorevole «peon» (che non sia presidente dell'assemblea, vicepresidente o a capo di una commissione), ha diritto a 4.783 euro al mese: lordi. A un collega italiano spetta una indennità di 11.703 euro lordi al mese più 4.003 euro di diaria più 4.190 euro per il «portaborse» (se vuole prenderne uno e pagarlo, sennò può mettersi il denaro in tasca) per un totale di 19.896 euro lordi al mese: netti sono 13.709,69 euro. Più 3.098 euro l'anno per le spese telefoniche. Più, oltre a una «tessera» di libera circolazione autostradale, marittima, ferroviaria ed aerea su tutto il territorio nazionale, un rimborso fino a 3.995 euro per raggiungere l'aeroporto più vicino.

Il sito internet del Congresso spagnolo precisa invece che lì i deputati hanno diritto, per i trasporti, ai seguenti benefit: una carta (come da noi) di libera circolazione su tutto il territorio nazionale e un rimborso chilometrico di 0,25 euro a chilometro nel caso di uso di auto privata e dietro precisa giustificazione. E se non hanno la macchina o comunque preferiscono non usarla? Dal maggio 2006 hanno una tessera di abbonamento al servizio taxi valida fino a un massimo di 250 euro al mese. Quanto ai gruppi parlamentari, il confronto è non meno imbarazzante: 9 milioni e mezzo di euro al congresso madrileno, 34 alla Camera romana. Ma è tutto l'insieme ad essere nei «Palacios» più virtuoso. Lo stipendio di Luis Zapatero è di 91.982 euro lordi annuali in dodici mensilità. Cifra che, sommando l'indennità parlamentare, lo porterebbe ad avere 149.377 euro ma per consuetudine il premier spagnolo (al quale spetta la casa e la totale copertura delle spese di servizio) rinuncia. Carte alla mano, il premier italiano, nonostante la riduzione del 30% disposta da Romano Prodi per gli stipendi dei componenti di governo, arriva a guadagnare, indennità e benefit parlamentari compresi, 324.854 euro lordi l'anno. Né la differenza è meno sensibile per i ministri.

Si dirà: sono paragoni da prendere con le molle. E' vero. Ma, con una ricchezza nazionale pro-capite identica (26.100 euro l'anno) nei due paesi, non può non spiccare la distanza perfino tra gli emolumenti che spettano a chi sta ai vertici di alcune istituzioni parallele ai palazzi delle politica. Solo un paio di esempi: a Madrid i presidenti del Tribunal Supremo (la nostra Cassazione) e del Tribunal Constitucional (paragonabile alla nostra Consulta) hanno uno stipendio lordo annuo di 146.342,58 euro. I loro omologhi italiani ne ricevono rispettivamente, sempre al lordo, 274mila e 444mila. Quanto al Tribunal de Cuentas, la Corte dei conti spagnola, costerà nel 2009 60 milioni di euro: vale a dire un quinto della nostra, che l'anno prossimo peserà sui cittadini per 281 milioni. Consoliamoci: fino a quest'anno ne costava venti di più.

Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo
Corriere della Sera, 15 novembre 2008

domenica 9 novembre 2008

2008: razzismo e Veneto.


E' uscito recentemente un libro di Toni Fontana dal provocatorio titolo: "L'apartheid. Viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo nel Nord-Est".
Abbiamo organizzato una presentazione del libro per venerdì 14 novembre in Torre di Malta, invitando anche dei ragazzi di Treviso che sono proprio di "seconda generazione", ovvero ventenni figli di genitori immigrati che sono cresciuti a Treviso, qualcuno lavora, qualcuno studia all'università a Padova e che hanno deciso di fare qualcosa contro le posizioni dichiaratamente razziste del noto Gentilini. Hanno quindi fondato l'associazione "Seconda Generazione" che organizza corsi di italiano per gli immigrati, ma non solo. Penso sarà interessante conoscerli perché hanno molte cose da dire.Ci racconteranno in prima persona cosa significa per esempio essere una 22enne trevigiana di orgini marocchina e ascoltare una signora in autobus che ti parla male degli immigrati perché non si è accorta che anche tu hai quell'origine; di cosa vuol dire studiare all'università di Padova e sentire il tuo ex sindaco che dice: "Altro che moschee, i musulmani bisogna mandarli a pregare e pisciare nel deserto" e altre cose.
Chi di noi non ha conosciuto qualcuno che ha subito un episodio il razzismo? Penso a molti dei corrispondenti tedeschi di Duinsburg degli scambi organizzati dal liceo Tito Lucrezio Caro o a nostri amici che hanno i genitori che originano da un altro paese.
Penso quindi sarebbe bello trovarsi una sera (una nell'arco di un anno e forse di più) per capire quanto effettivamente anche chi per noi è un veneto come un altro, è un nostro amico o una nostra amica e non vediamo in lui o in lei differenze, in realtà a volte subisce insulti da qualcuno che se solo conoscesse la persona che ha davanti, non potrebbe non provare affetto. Tra l'altro, dopo la meravigliosa vittoria di Obama, leggere un libro che racconta la parzialità di una certa visione dell'immigrato solo come delinquente fa molto riflettere sul fatto che l'America, con tutti i suoi difetti, è sempre secoli più avanti di noi.
Vi aspettiamo!

venerdì 7 novembre 2008

Dimostrazione matematica della presa per il culo.

Ipotesi:
Il sole 24 ore non è un giornale comunista, né tantomeno di sinistra, pertanto non mente per criticare il governo.

Tesi: Il governo e il ministro dell'Istruzione ci prendono per il culo.

Dimostrazione:
La notizia de Il sole 24 ore del 31/10/2008 è vera
"Università colpita dai tagli. Documenti alla mano i tagli più consistenti li subisce il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, per il funzionamento degli atenei, le spese di professori, ricercatori e personale non docente e per l'ordinaria manutenzione delle strutture universitarie e della ricerca scientifica.
Le riduzioni più forti contenute nel ddl di bilancio per il 2009 sono concentrate nel programma sistema universitario e formazione post-universitaria, che scende verticalmente da poco più di 8mila milioni di euro a 6.496,5 milioni nel 2011 (meno 1.645,5 milioni di euro). Negli importi assegnati dal ddl bilancio per il diritto allo studio, dove si concentrano i fondi per borse di studio, prestiti d'onore, contributi per alloggi , residenze e collegi universitari e attività sportiva, si registra un calo che supera il 60% nel 2011 rispetto alle previsioni assestate 2008."

La notizia de Il sole 24 ore del 06/11/2008 è vera.
"Cinquecento milioni per le università virtuose, 135 milioni per le borse di studio, 65 milioni per alloggi e residenze universitarie.E, ancora, gli atenei con i conti in rosso non potranno assumere docenti e personale amministrativo, mentre ci saranno finanziamenti ad hoc che premieranno le università che elimineranno corsi e sedi distaccate inutili.
Assunzioni e pensionamenti. Dal 2009 ci saranno 3mila posti in più per i ricercatori grazie a 150 milioni di euro per favorire il turn over. Lo scopo è quello di favorire l'assunzione di giovani e diminuire l'età media dei docenti italiani. Gli atenei potranno anche decidere di fare entrare solo giovani ricercatori arrivando a 2 giovani ricercatori per ogni docente in pensione. Almeno il 60% delle assunzioni dovranno essere destinate ai nuovi ricercatori. Le università che rinunceranno a trattenere i docenti oltre i 70 anni di età potranno raddoppiare il numero dei posti per ricercatori.

Precisazioni per informazione veridificata in precedenza
Gli stipendi dei lavoratori pubblici università si pagano col concetto di unità di badget.
1 ricercatore universitario= 1 unità di badget= circa 23.000 euro annui lordi (cioè soldi che l'università paga in generale, comprese le tasse e i contributi che tornano nelle casse di Stato e Regione), mentre per avere il netto (soldi che vanno in tasca al ricercatore) bisogna togliere circa il 40% (23.ooo x 40/100= 9200 significa che al ricercatore restano circa 13800 euro l'anno, ovvero 1150 euro al mese).
1 professore associato= 3 unità di badget= circa 69.000 euro annui lordi (solito discorso)
1 professore ordinario= 4 unità di badget

Risultato finale=
=meno 1.645,5 milioni di euro + Cinquecento milioni di euro + 135 milioni per borse di studio + 65 milioni per alloggi=
- 1645.5 + 500 + 135 + 65= 945,5 milioni di euro tagliati: c.v.d.

Abbiamo tralasciato i 150 milioni di euro per favorire il turnover, perché in realtà è prevista un'assunzione di due ricercatori per ogni professore che va in pensione (cioè ordinario). Siccome il professore ordinario vale 4 unità di badget e il ricercatore solo uno, anche assumendo il ricercatore, comunque il risultato è un risparmio di due punti di badget per ogni due ricercatori assunti, quindi i soldi stanziati "per assumere nuovi ricercatori" sono quelli derivati dal blocco delle assunzioni dei professori ordinari.

Riflessione:
Ci hanno tagliato oltre un miliardo e mezzo. Abbiamo manifestato. Ci hanno detto: "Ok, avete ragione: vi diamo 600 milioni (ovvero: vi togliamo un miliardo)" e noi dovremmo fare i salti di gioia?
Chi ha letto l'articolo sotto (di Tommaso, penso) capisce bene perché non possiamo assolutamente dirci soddisfatti. Resta la privatizzazione, resta il taglio alle università. E quindi resta anche la protesta.

domenica 2 novembre 2008

TAGLI AL FUTURO

Ciao a tutti! Volevo inserire qui i frutti di una rapida ricerca sul sito dell'Eurostat, per avere un'idea, per quanto superficiale, di come vada la ricerca in Italia rispetto al resto dell'Europa ed analizzare, alla luce di questi dati, le conseguenze della legge 133 06/08/2008.
















Questo grafico dimostra come esista una correlazione lineare tra la percentuale del PIL investita
in ricerca ed il PIL pro-capite di alcuni stati europei e degli Stati Uniti
.
CONCLUSIONE: almeno empiricamente, la ricerca ha un'influenza rilvante sul benessere del singolo.

La linea grossa nel secondo grafico indica la media della zona euro (15 paesi) = 1,86





Tutti i dati contenuti nei grafici da me realizzati si riferiscono al 2005.

La ricerca in Italia, in una curiosa unità tra popolo e Governi ("ogni popolo ha il governo che si merita"), è percepita come il settore da tagliare in tempi di vacche magre, come un surplus non necessario, che "se c'è bene, se non non importa": basti pensare che il massimo di finanziamenti concessi a questo moribondo settore è stato dell'1,13% del PIL nel 2002. Molti studi, come anche il banale grafico soprastante, correlano gli investimenti in ricerca e sviluppo con la ricchezza di uno Stato. Non è un caso se i Paesi più industrializzati del Mondo sono quelli che investono maggiormente in ricerca e sviluppo. La situazione italiana appara ancora più critica se considerata alla luce degli obiettivi della famosa "strategia di Lisbona" (investimento totale, pubblico e privato, in ricerca e sviluppo del 3% entro il 2010) e di alcune analisi che mostrano come la ricerca italiana sia la migliore al mondo in termini di rapporto costi/benefici: a parità di risorse sarebbe quella che potrebbe dare i risultati migliori, nel mondo. Ecco un grafico che parla da solo:




Fonte: The Scientific Impact of Nations, Nature 430, 311-316 (15 July 2004)

Pur occupando l'ultimo posto nel G8 per percentuale del PIL investita in R&D (research and development), la qualità della ricerca italiana (quantificabile come numero di pubblicazioni per ricercatore e numero di citazioni per ricercatore, entrambi sulle principali riviste scientifiche internazionali) occupa invece l'ultimo gradino del podio.

Questo per sottolineare come i tagli al FFO (Fondo di finanziamento ordinario) stabiliti dalla 133 all'articolo 66 ("l'autorizzazione legislativa [...] concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, è ridotta di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013", insomma un totale di 1.449.000.000 tra il 2009 ed il 2013
), peraltro comminati indistintamente a tutte le università italiane, tanto a quelle economicamente virtuose, come l'Università di Padova e altri 12 atenei della penisola, quanto a quelle che hanno condotto in passato una gestione indisciplinata delle proprie finanze, vadano esattamente nella direzione contraria a quanto facciano i governi delle altre principali nazioni europee (come la Francia, tanto per portare un esempio non strumentalizzabile) e a quanto avrebbe bisogno il nostro Paese: i tagli non devono essere una conseguenza della crisi della finanza mondiale, ma, anzi, devono essere considerati una soluzione per contrastarne gli effetti. Ed altro non si trova che tagli in questa manovra finanziaria, dal momento che la possibilità di trasformazione delle università in fondazioni private (articolo 16) e la riduzione del turn over (le università potranno, infatti, "procedere, per ciascun anno, [...] ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20% di quella relativa al personale cessato nell'anno precedente", articolo 66 comma 7) altro non sono che le conseguenze necessarie di questa politica di tagli, purtroppo però non prive di gravi conseguenze per la qualità didattica e della ricerca, per i servizi agli studenti (aule, laboratori, biblioteche), per il diritto allo studio e, in ultima analisi, per il futuro del Paese. La facoltà di trasformazione in fondazioni delle università appare più come una necessità, proprio in virtù dei tagli sopraddetti, e metterà la ricerca a totale servizio di soggetti privati, come aziende ed industrie: questo farà sì che non solo la ricerca di base, quella non direttamente collegata a logiche di produttività e profitto, sarà penalizzata, ma i soggetti privati stimoleranno inevitabilmente la ricerca nel settore economico di loro interesse, con la compromissione dell'attività di interi settori di ricerca. Inoltre, il rischio di un aumento delle tasse universitarie appare molto forte, non solo perchè alle università che potranno beneficiare del maggior numero di finaziamenti privati saranno decurtati i finanziamenti pubblici (tutto questo è contenuto nelle paroline "a fini perequativi", articolo 16 comma 9), ma basta informarsi sulle rette delle principali università private del mondo per rendersene conto. Questo non permetterà più ai "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi" di cui parla l'articolo 34 della Costituzione, di "raggiungere i più alti gradi degli studi".

I contenuti per protestare contro la 133 ci sono tutti, ma, mai come in questo caso, il rischio di strumentalizzazioni è forte: la mistificazione della realtà, a cui alcuni mezzi di informazione ("mezzi di distrazione di massa", per dirla con la Guzzanti) ci hanno abituato, rappresenta uno dei motivi per cui la vera natura di questa protesta non viene ancora colta dall'opinione pubblica: chi manifesta appare, spesso perchè descritto così, come un fannullone che non abbia voglia di studiare e approfitti della protesta per sottrarre tempo agli studi. La realtà è, invece, esattamente il contrario: pur essendoci una fetta di studenti che forse non ha molto presente perchè manifesta, a causa di una certa carenza di informazione (il che non significa, comunque, che non sia giusto manifestare), chi protesta lo fa esattamente per difendere il suo diritto a studiare in un'Università libera e d'eccellenza, per tutelare il diritto all'istruzione e per evitare che essa diventi un privilegio, anche per le prossime generazioni di studenti. L'esistenza di frange di manifestanti il cui unico scopo è quello di cercare lo scontro, con la polizia o, magari, come a Piazza Navona, con altre persone che manifestano d'accordo con loro, non può e non deve inquinare la purezza della protesta di migliaia di persone, dallo studente al docente, dal ricercatore al rettore, che vedono in questa legge un furto di futuro. Siamo tutti perfettamente consapevoli della necessità di una profonda modifica del sistema universitario italiano, indirizzata principalmente ad una gestione più oculata della spesa (perchè solo 13 atenei virtuosi su un'ottantina di atenei presenti in Italia?), su una più razionale distribuzione nazionale degli atenei e quindi delle risorse, su una assegnazione più meritocratica dei posti (non basata solo sugli anni di anzianità, ma anche sui risultati del lavoro, es.: numero di pubblicazioni), sulla riduzione di molti stipendi stellari, ecc. Tra l'altro, il tetto del 90% del FFO destinato alle spese fisse per il personale di ruolo è altissimo e anche l'Università di Padova si è recentemente dichiarata favorevole ad abbassarlo. Eppure alcune università hanno sforato perfino un tetto del genere e verranno trattate allo stesso modo di quella di Padova (qui i conti dell'Università di Padova). Come appare evidente, c'è molto spazio per migliorare, ma attraverso riforme che andrebbero estese al sistema Paese, non solo alle università, quindi mi sembra estremamente avvilente ed offensivo che una manifestazione di dissenso trasversale, come quella a cui abbiamo assistito in queste settimane, sia umiliata dalla strumentalizzazione di chi insinua che il suo scopo sia quello di difendere chissà quali interessi o staus quo: esisterà anche, lo ripeto, una certa percentuale di studenti che non conosce minimamente il motivo per cui sta manifestando e forse anche una parte di docenti che intende difendere i propri interessi consolidandoli nella difesa della propria "torre d'avorio", ma si tratta sicuramente di una minoranza infinitesima rispetto a tutti quelli che, studenti o docenti, ricercatori o rettori, si preoccupano sinceramente del proprio futuro, di quello dei propri figli e dei frutti del proprio lavoro di anni. E, per confutare quelli che ritengono che l'arroccamento del mondo universitario sui propri privilegi giustifichi i tagli della 133, va detto che tagli del genere non costituiscono una riforma organica e radicale del sistema universitario, peraltro, appunto, necessaria, ma una politica infantile e superficiale di tagli; nulla si trova, nella 133, che tenti di riformare radicalmente il sistema universitario italiano, come intendono farci credere. Parlare poi di tagli "necessari" suscita perlomeno un sorriso: ci siamo accollati tutti i debiti di Alitalia, foraggiamo le banche con la scusa di salvare il credito (peraltro, evitare il fallimento delle banche mi pare necessario), buttiamo soldi dalla finestra (non solo qualche milione di euro, vedi "la Casta"), abbiamo enti dichiarati inutili tutt'ora stipendiati (addirittura l'ente predisposto a chiudere gli enti inutili è ancora finanziato, nonostante non faccia il suo lavoro, cfr. Report), negli ultimi anni c'è stato il boom delle provincie, manca la legge per recuperare i soldi sequestrati dalla magistratura... Quindi non mi pare proprio che i tagli alla scuola, la sola che può compiere "il miracolo" di "trasformare i sudditi in cittadini" (Piero Calamandrei) siano necessari. Difficile poi non notare la schizofrenia di certi uomini di Governo, che, per difendere la legge, sostengono che una riforma che ammoderni l'università sia necessaria e quindi è sbagliato protestare, salvo poi smentirsi (va di moda ultimamente) dicendo che non ha senso protestare perchè non si tratta di una vera riforma. Fosse vero che si tratta di provvedimenti per razionalizzare l'università, a quest'ora avrebbero terminato un sistema di valutazione, avrebbero chiuso le università provinciali inutili e avrebbero ripartito i fondi secondo meritocrazia. Così si eliminano gli sprechi, non tagliando a caso.
Ma, dal momento che non va bene criticare un provvedimento (pars destruens) senza proporne una soluzione migliore (pars construens), linko qui le "Misure per il risanamento finanziario e l’incentivazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema universitario" ((http://www.cisaluniversita.org/download/Universita%20Misure%20per%20il%2...), opera della Commissione Muraro (che tra l'altro parlerà a Padova domani alle 17 in Piazza della Frutta), e anche il programma nazionale di riforma 2006-2008, il primo rapporto sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona (documento in fondo alla pagina).
Inutile dirlo...sono stati tagliati.

venerdì 24 ottobre 2008

Nature scrive dell'Italia

Nature è una rivista scientifica internazionale tra le più famose e prestigiose. Non ha a cuore solo le ultime novità della biologia molecolare, ma dedica parte della sua attenzione anche alla diffusione della scienza.
Ecco il suo punto di vista delle attuali decisioni su scuola e ricerca in Italia, definite elegantemente "unwise".

lunedì 20 ottobre 2008

Mozione Senato Accademico 20 ottobre 2008

Già nella seduta del 15.09.2008 il Senato Accademico espresse una valutazione fortemente critica nei confronti delle misure assunte dalla cosiddetta “manovra d’estate” e che hanno ricevuto una definitiva approvazione parlamentare con il D.L. 25.06.2008 n. 112, convertito in legge 6.08.2008 n. 133.Sinteticamente si indicano qui le principali linee di intervento di tali provvedimenti di legge ed i loro effetti negativi per il nostro sistema universitario:
- La trasformazione in Fondazioni delle Università determina la privatizzazione degli Atenei, con la conseguenza di privare il Paese della risorsa rappresentata da una rete di università pubbliche;
- La riduzione del Fondo per il Finanziamento Ordinario con tagli ai finanziamenti per gli Atenei di oltre 400 milioni di euro all’anno e la riduzione del turn over con assunzione di personale docente e tecnico-amministrativo solo nella misura del 20% delle cessazioni dell’anno precedente avranno le gravissime conseguenze di rendere impossibile il funzionamento degli Atenei, di rendere ancor più difficile la competitività internazionale delle nostre Università, di impedire il ricambio dei giovani, perdendo un preziosissimo capitale umano e accelerando la “fuga dei cervelli” dal nostro Paese.

Il Senato Accademico dell’Università di Padova è consapevole della situazione di difficoltà dell’economia e della finanza pubblica del Paese. Tuttavia, ribadendo il giudizio fortemente negativo già espresso, ritiene grave ed irresponsabile una politica che proceda attraverso riduzioni così massicce dei finanziamenti per le Università pubbliche al solo scopo di “fare cassa” a spese dei loro bilanci.Per di più, una politica di tagli indiscriminati penalizza doppiamente proprio gli Atenei che hanno un rapporto virtuoso tra spese fisse e FFO, e non avvia quella politica, oggi invece necessaria, di riqualificazione della spesa.
L’Università di Padova non può accettare in alcun modo che il Paese rinunci alla formazione superiore del proprio capitale umano e che si affossi il sistema universitario – anche con l’inaccettabile proposta di trasformazione delle Università in Fondazioni private – così abdicando ad un suo fondamentale dovere e ledendo una volta di più il principio, costituzionalmente sancito, dell’autonomia universitaria. Non è più possibile che si generalizzi la situazione dell’intero sistema universitario italiano evitando di distinguere gli Atenei che si sono comportati in modo corretto in questi ultimi anni e gli Atenei che hanno invece dimostrato di gestire in modo disinvolto i loro bilanci.
L’Università di Padova, che ha il bilancio perfettamente a posto, è ai primissimi posti nel ranking nazionale e ha investito massicciamente nella ricerca e nella formazione di giovani ricercatori, promuoverà pertanto nel prossimo periodo una vasta campagna informativa per illustrare all’opinione pubblica le motivazioni della propria posizione contraria ai provvedimenti governativi.
Per queste ragioni il Senato Accademico
- chiede con forza al Ministro di reimmettere nel sistema universitario con la Legge Finanziaria 2009 i finanziamenti tagliati con la “manovra d’estate”, distribuendoli secondo parametri di qualità tra gli Atenei e che le Università sotto il 90% nel rapporto tra spese fisse e F.F.O. possano almeno assumere ricercatori, uscendo in questo senso dal blocco del turn over previsto dalla manovra stessa;
- individua per le prossime settimane una serie di iniziative che hanno come principale obbiettivo quello di promuovere un’ampia e partecipata mobilitazione dei docenti, del personale tecnico-amministrativo e degli studenti e di coinvolgere le famiglie e l’intera società civile del Paese nella mobilitazione a difesa dell’Università come bene pubblico e per il rinnovamento, secondo parametri di qualità, del sistema universitario italiano;
- auspica che i Presidi di Facoltà nella giornata di giovedì 23 ottobre p.v., nella mattinata, dalle ore 10.00 alle ore 13.00, promuovano assemblee di Facoltà, con contemporanea sospensione delle attività didattiche, per approfondire e dibattere i contenuti della legge 6.08.2008 n. 133;- chiede ai docenti dell’Ateneo di ribadire agli studenti, nel corso della loro attività didattica, gli aspetti negativi dei provvedimenti previsti dalla “manovra d’estate” e di sviluppare, nelle forme e nei modi che ciascuno riterrà più opportuni, azioni come le “lezioni in piazza” che abbiano quale diretto obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica cittadina contro l’azione del governo sull’Università, illustrando i motivi dell’agitazione in corso ed esplicitando le motivazioni della protesta;
- chiede al Magnifico Rettore:
. di inviare alle famiglie degli studenti una lettera del Senato Accademico che illustri la posizione dell’Università di Padova sulle questioni di cui sopra si è parlato;
. di richiedere ai Presidenti del Consiglio Comunale di Padova, del ConsiglioProvinciale e del Consiglio Regionale del Veneto un incontro istituzionale chepreveda la partecipazione del Rettore dell’Ateneo, per promuovere l’approvazione diun o.d.g di solidarietà nei confronti dell’agitazione in atto e per sviluppare un ampiodibattito, costruendo proposte comuni con gli altri soggetti istituzionali sulleprospettive del sistema universitario regionale;
. di prendere contatto con i responsabili istituzionali degli Enti e delleAssociazioni i cui rappresentanti sono stati chiamati a far parte della Consulta delTerritorio, per ulteriori forme di sensibilizzazione e di coinvolgimento.

Il Senato Accademico, nel ribadire la propria ferma opposizione all’azione in atto di attacco gravissimo all’Università come istituzione pubblica essenziale per il futuro del Paese e delle generazioni più giovani, sottolinea come l’obiettivo delle forme di mobilitazione individuate sia quello di esprimere tutta l’indignazione del mondo universitario per tale azione, aprendo gli Atenei al necessario dialogo con le realtà istituzionali e con la società civile del territorio, senza peraltro compromettere la formazione degli studenti, ledendo il loro diritto ad un apprendimento efficaceattraverso un regolare svolgimento delle attività didattiche in corso.

http://www.unipd.it/area_news/mozione_senato_acc_20_ott_08.htm

martedì 14 ottobre 2008

Mani sporche, acque sporche www.presidiosanpietro.org:

A San Pietro di Rosà qualche anno fa è successo qualcosa che ha messo in luce come l’eco-mafia esista anche al Nord e riesca ad inserirsi nel tessuto politico dei nostri comuni influenzandone le decisioni in ambito economico e ambientale.

In questa frazione,distante poche centinaia di metri dal territorio di Cittadella,è stata eretta un’enorme zincheria: costruita sopra la falda acquifera più grande d’Europa, in una zona di “alto interesse archeologico”, vicino ad altre due industrie classificate come “insalubri di primo tipo” e non lontano da un allevamento intensivo di conigli che per decenni aveva impedito agli abitanti di rendere fabbricabile anche solo un centimetro quadrato della loro terra.

A dispetto di tutte queste violazioni-e di altre compiute nella costruzione della zincheria- tutto è proceduto come se niente fosse con l’autorizzazione dell’amministrazione comunale.
L’8 agosto 2002 i cittadini di San Pietro hanno costituito un presidio permanente (
http://www.presidiosanpietro.org/) in opposizione alla scellerata decisione di proseguire i lavori…nonostante tutti i loro sforzi i risultati sono stati scarsissimi,e oggi la zincheria è regolarmente in funzione,sebbene una prima sentenza del consiglio di Stato avesse dato ragione alle istanze presentate dal presidio.
Le iniziative degli oppositori si sono comunque concretizzate in un capitolo del libro Il grigio oltre le siepi”,in varie manifestazioni di protesta e in un
documentario intitolato “La Mal’ombra”,presentato al Festival del Cinema di Torino.

Fabio Sgarbossa

lunedì 13 ottobre 2008

Nuovi tagli ai finanziamenti delle Università: una situazione insostenibile

Questo è il documento approvato all’unanimità dal Senato Accademico dell'Università di Padova il 15 settembre scorso

Con la definitiva approvazione parlamentare del D.L. 25.06.08 n. 112, il sistema universitario italiano è stato posto di fronte ad una situazione insostenibile. La decisione del Ministero dell’Economia di "fare cassa" attraverso un consistente prelievo pluriennale di risorse dai bilanci degli Atenei (63,5 milioni di riduzione del FFO nel 2009, oltre 400 milioni dal 2010 al 2013) ripropone ancora una volta, e in forme più brutali che in passato, una ricetta gravemente sbagliata, che non discrimina nei tagli tra gli Atenei che hanno un rapporto virtuoso tra spese fisse e FFO ed Atenei che hanno invece mostrato nei fatti una cattiva gestione dei bilanci universitari.

La trasformazione in fondazioni delle Università, estemporaneamente prevista dall’art. 16 del decreto, si rivela come inutile, se non come controproducente, nel ritenere che i finanziamenti privati possano divenire sostitutivi e non aggiuntivi rispetto al finanziamento pubblico. Il blocco generalizzato del turnover, previsto dall’art. 66, e riguardante sia il personale docente che il personale tecnico amministrativo, si traduce in una riduzione secca dello stanziamento del FFO sul bilancio dello Stato, oltre che – come già detto – in una paradossale penalizzazione proprio di quegli Atenei che, come l’Università di Padova, hanno rigorosamente rispettato la normativa sui limiti di spesa per il personale.

Con queste misure diviene ancor più difficile, per non dire impossibile, per le Università rimanere competitive a livello internazionale ed anzi se ne mette pesantemente in discussione la sopravvivenza come istituzioni pubbliche che costituiscono un "bene" pubblico ed hanno una "pubblica" responsabilità. Ben altra avrebbe dovuto essere la politica da scegliere: quella, da anni richiesta, di avviare un processo di riqualificazione della spesa, definendo regole più efficaci e stringenti per indurre ad una maggiore serietà di comportamenti nella gestione, e ridistribuendo le risorse destinate al sistema universitario tra gli Atenei, secondo il merito e la qualità. Il Senato Accademico dell’Università di Padova chiede al Ministro dell’Università e della Ricerca di far propria all’interno del Governo questa posizione, che non esclude un concorso degli Atenei al risanamento finanziario del Paese, ma lo rende giustamente selettivo e non indiscriminato.

L’Università di Padova, che in questi anni ha operato con un rigore ampiamente riconosciuto, e che è stata costantemente giudicata in tutte le sedi come uno dei migliori Atenei pubblici italiani, sente il dovere di denunciare all’opinione pubblica il carattere pesante e irreparabile dell’intervento effettuato tramite la c.d. "manovra d’estate". Inaugurando la legislatura con una politica di tagli indiscriminati e del tutto svincolati da una responsabile valutazione di ogni singolo Ateneo, invece che di investimenti adeguati e "mirati" in ambito di formazione e ricerca, si rischia di stravolgere nel profondo i connotati dell’istituzione universitaria italiana, ledendo ancora una volta il principio costituzionalmente sancito dell’autonomia delle Università.

http://www.unipd.it/area_news/mozione_sa.htm