sabato 29 novembre 2008

ELEZIONI UNIVERSITARIE A PADOVA

Chi di voi, che sia al primo o all'ultimo anno poco importa, conosce le facce dei suoi rappresentanti all'università?
Purtroppo, la poco considerazione dei giovani per la rappresentanza politica si riflette anche nelle elezioni universitarie e particolarmente in quelle padovane dove, l'ultima volta, era registrata un'affluenza di appena il 7% degli studenti, con conseguente scarsa considerazione degli eletti da parte dei docenti. Se a questo si somma l'incapacità (o per malizia o per oggettiva difficoltà) degli eletti di farsi conoscere e avvicinare a quelli che dovrebbero rappresentare, la domanda iniziale è tristemente retorica.


L'università il luogo del sapere, della ricerca continua, della acquisizione di conoscenze e competenze, ma anche un luogo privilegiato: si posso conoscere molte persone di città diverse e condividere con loro percorsi formativi ed amicizia. Questo la rende un luogo ideale di allenamento all'ascolto degli altri e anche una palestra per farsi carico dei loro problemi e dare il meglio per risolverli.
Portiamo dell'entusiasmo anche all'università: candidiamoci o comunque convinciamo le persone ad andare a votare.
Chi fosse interessato a candidarsi, scriva a giovanipdcittadella@gmail.com. Vi metteremo in contatto con altri ragazzi di tutte le facoltà.

giovedì 27 novembre 2008

PD: ULTIMA FERMATA

Vignetta di Natangelo





















C'è da sperare che qualcuno riesca a far dimettere il senatore Nicola Latorre almeno dall'incarico di vice-capogruppo dei democratici al Senato. Pensare infatti che i probiviri del Pd espellano, o quantomeno sospendano, il braccio destro di Massimo D'Alema dal partito, così come farebbe qualsiasi partito in qualsiasi democrazia occidentale, è velleitario. Ormai è chiaro che di occidentale il nostro paese conserva solo la collocazione sulla carta geografica: tutto il resto, dalle classi dirigenti fino a buona parte dei media, è levantino. O, se preferite, latino americano.

Ma persino in Sud America un parlamentare di opposizione smascherato in tv mentre consiglia per iscritto a un esponente della maggioranza le frasi e i ragionamenti da utilizzare per tentare di levarsi dall'impaccio in cui lo ha cacciato un avversario politico, verrebbe immediatamente fatto scomparire dalla scena. Ovviamente non per senso etico o morale, ma per convenienza. Con quale residua credibilità Latorre potrà nel futuro opporsi, o fingere di opporsi, a prese di posizione, leggi e interventi avanzate dalla maggioranza? D'ora in poi la sua faccia rotonda, il suo cranio pelato, saranno solo e semplicemente il simbolo del'inciucio. Saranno un inno al qualunquismo di chi dice «intanto sono tutti uguali». Saranno la pietra tombale sulle già scarse possibilità del centro-sinistra di tornare un giorno alla guida del paese.

Eppure tra gli oligarchi nostrani Latorre resta popolarissimo. Ieri i suoi amici, per fronteggiare l'ondata di sconcerto montante anche dall'interno del Pd, hanno straparlato rievocando i processi staliniani. Il pugliese Francesco Boccia, dimostrando di non aver ricevuto nessun beneficio dagli anni trascorsi in gioventù studiando a Londra, è arrivato a dire: «Siamo passati da Obama a Stalin». L'ex prodiano Paolo De Castro ha definito «grottesche le critiche» per il pizzino allungato da Latorre. E tutti hanno catalogato l'episodio tra le scaramucce in atto tra i dalemiani e i veltroniani per il controllo del partito democratico.

Ora, è evidente che tra i due gruppi sia in corso una guerra. Ed è altrettanto ovvio che Veltroni e i suoi, mentre premono per le dimissioni di Latorre, sotto sotto si fregano le mani pensando di aver segnato un punto in loro favore. Ma tutto questo non basta per evitare di discutere del nocciolo della questione: Latorre con il suo comportamento ha danneggiato gravemente il partito, se non se ne va lo danneggerà ancor di più. Per il Pd, insomma, è arrivato all'improvviso l'ultimo treno. Sarebbe il caso che da quelle parti ci si desse da fare per non perderlo.

Peter Gomez
20 novembre 2008, dal blog "Voglio Scendere"

IL GRANDE STATISTA


Vignetta di Natangelo


























Una della meravigliose qualità di Silvio Berlusconi è che non avendo opinioni, le ha tutte. E’ contemporaneamente filo americano e filo russo, sta con l’Europa, ma sta anche con i celti orobici della Lega che sono contro. E’ amico contemporaneamente dei cinesi e del Dalai Lama. Ai vertici internazionali difende i diritti umani. Ma se li scorda quando atterra a Tripoli per finanziare con 5 miliardi di euro la dittatura del suo amico Gheddafi. E’ per “il ritorno all’etica nella finanza”. Ma ha preteso la depenalizzazione del falso in bilancio per scampare a un po’ di processi.

Quando sta alla Casa Bianca è capace di travolgere il palchetto pur di baciare George W. Bush che resta immobile a guardarlo allarmato. Quando è nel gelido Cremlino si scalda con il colbacco e con gli abbracci a Putin e Medvedev, amici suoi, critica lo scudo spaziale americano, “una provocazione”, difende i carri russi in Georgia, sostiene che la tragedia cecena sia un’invenzione. Di fianco al leader turco Erdogan dice che l’Europa non sarà completa fino all’ingresso della Turchia, e lui si batterà per il popolo turco. Ma quando va all’Eliseo, dove abita il marito di Carla Bruni che i turchi in Europa non vuol farli neanche avvicinare, lui dice che niente lo divide dal suo amico Sarkozy.

Un volta l’ingegner Carlo De Benedetti, di ritorno da Londra dove aveva incontrato il primo ministro Tony Blair, raccontava lo stupore del leader britannico per il perenne sorriso di Silvio ai tavoli delle consultazioni: “E’ sempre d’accordo su tutto. Non chiede mai nulla”. Ma a pensarci bene: perché non dovrebbe sorridere, visto che gli stiamo dando (e si sta prendendo) tutto?


Pino Corrias

Vanity Fair, 20 novembre 2008

PENNE AZZURRE E CASCHI BLU


Vignetta di Roberto Corradi





































Ha fatto scalpore l’appello dell’Associazione magistrati al relatore speciale per i Diritti umani dell’Onu, Leandro Despouy, perché prenda posizione sui continui attacchi del governo italiano (ma non solo) alle toghe inquirenti e giudicanti. Le meglio firme del bigoncio, da Mattia Feltri sulla Stampa a Pigi Battista sul Corriere, hanno ironizzato sull’iniziativa. Per Feltri jr. la storia della “Toga Rossa” che invoca “i Caschi Blu” sarebbe “umoristica” e inedita, “gente come la Paciotti e Bruti Liberati mai si sarebbe sognata l’appello all’Onu”. Per Cerchiobattista, l’Anm soffrirebbe addirittura di “smania contagiosa del gesto eclatante”, “zelo allarmistico”, “lancinante nostalgia per un’epoca che si è chiusa”. E l’“appello sconclusionato” sarebbe una “sfida al buon senso” col “singolare coinvolgimento dell’Onu nelle vicende politiche italiane”, “ultimo residuo di una guerra tra politica e magistratura”, “rituale stanco della retorica reducistica” di una magistratura che pretende di “recitare la parte del contropotere militante nei confronti della politica”, “riluttante a rientrare nei ranghi” dopo aver “posto la pietra tombale sulla Prima Repubblica condizionando pesantemente la Seconda”.

Evidentemente questo Battista è appena atterrato da Marte, dunque non può sapere che le indagini sulla Prima Repubblica e su molti esponenti della Seconda dipendono dal fatto che molti politici italiani rubano e in Italia, come nel resto del mondo, la magistratura ha il compito di acchiappare i ladri. Solo che, nel resto del mondo, i governi si guardano bene dal prendersela con i magistrati: di solito se la prendono con i ladri. Ma sono tutti paesi che non hanno la fortuna di vantare giornalisti come Feltri e Battista, specializzati nel commentare cose che non conoscono.

Nella fattispecie, Battista e Feltri jr. non sanno che il relatore speciale Despouy ha l’incarico di vigilare per conto dell’Onu sull’“indipendenza di magistratura e avvocatura” nei paesi membri. E’ il referente istituzionale dei rappresentanti di magistrati e avvocati. Nel 2002 il suo predecessore malese Dato Param Cumanaraswamy fu inviato per ben due volte in Italia dall’Onu senza che nessuno lo chiamasse, per verificare de visu i continui attacchi del governo Berlusconi II alla magistratura. Parlò con tutti i soggetti interessati, compresa l’Anm (al cui vertice sedeva Bruti Liberati…). Poi, il 3 aprile 2002, stilò la sua relazione finale in cui censurava l’assedio di governo e maggioranza del centrodestra alle toghe, ma anche “il conflitto d’interessi” degli avvocati parlamentari che possono “avvantaggiare i loro clienti”. Soprattutto uno, il solito. E concludeva: “Vi sono motivi ragionevoli perché giudici e pm sentano minacciata la loro indipendenza” anche a causa degli “attacchi del governo… Gli importanti politici sotto processo a Milano dovrebbero rispettare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e non dovrebbero ritardare i processi. Le decisioni dei Tribunali devono essere rispettate da tutti”.

Al giurista malese bastarono pochi giorni in Italia per inquadrare la drammatica lesione della divisione dei poteri, principio cardine dello Stato liberale di diritto. Feltri e Battista, rispettivamente ex redattore del Foglio di Berlusconi ed ex vicedirettore di Panorama di Berlusconi, in Italia vivono e scrivono da sempre. Eppure (o forse proprio per questo) non han mai notato nulla di strano negli attacchi politici al potere giudiziario. Ciò che si vede a occhio nudo dalla Malesia, da casa Berlusconi si nota un po’ meno.

Marco Travaglio
Ora d'aria
l'Unità, 24 novembre 2008

domenica 23 novembre 2008

RISULTATI DELLE PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI: GRAZIE!!!

ELETTI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE
(15 posti)

UOMINI:
- CORBO MATTEO
- CUSUMANO VINCENZO
- GORJI DARIO
- BATTAGLIA GIANLUCA
- MORMANDO FILIPPO
- PAGINI RIZZATO FABIO
- ARTICO STEFANO
- FIUME DAVIDE

DONNE:
- BABETTO ALESSANDRA
- MILAN ANNA
- ZACCARO LUCREZIA
- PITTELLI ALESSIA
- BEKKOUS NAJWA
- NARDUOLO GIULIA
- PALMIERI GENNY


ELETTI ASSEMBLEA REGIONALE
(30 posti)

UOMINI:
- BRESSA ANTONIO
- BORSETTO FRANCESCO
- CHIEREGO TULLIO
- VENTURELLI GIOVANNI
- TOGNON PAOLO
- PIEROBON ANTONIO
- OUFARDOU ZAKARIA
- ROTA ENRICO
- IODI MIRKO
- GALIAZZO PIETRO
- ROSSIN MATTIA
- BETTIN FEDERICO
- SETTE GIAMPIETRO
- PETTENUZZO TOMMASO
- NANIA ENRICO

DONNE:
- MTANIS MANUELA
- ZAMPIERI CHIARA
- SORANZO FRANCESCA
- BASTIANELLO MATILDE
- ORGANTE LAURA
- CANTON JESSICA
- DONA' GIULIA
- CARRARA LUCIA
- DI CHIARA LUCIA
- GALIAZZO LIZZY
- SEMBIANTE SUSANNA
- BACCAN GIULIA
- PASUELLO FRANCESCA
- BRAGA LUISA
- BUSINAROLO FRANCESCA


Ecco le liste degli eletti (in ordine decrescente per numero di voti ricevuti) alle Primarie dei Giovani Democratici di venerdì 21. Come vedete, ogni voto è risultato fondamentale, visto il minimo distacco tra gli ultimi eletti nelle due assemblee.
In rosso i ragazzi dell'Alta Padovana che siamo riusciti a far eleggere nelle Assemblee Costituenti dei Giovani Democratici: Francesca e Tommaso all'Assemblea Regionale, Davide all'Assemblea Nazionale.
Almeno uno dei due candidati da Cittadella potrà rappresentare il Cittadellese a livello regionale e provinciale e, con gli amici del Camposampierese, costituire un gruppo unito e solidale per tutelare gli interessi dell'Alta.
Ringraziamo Paola per l'impegno profuso: ci dispiace tu non sia stata eletta! Due rappresentanti dell'Alta Padovana all'Assemblea Nazionale avrebbero dato un quadro un po' meno squilibrato alla rappresentanza dei vari territori della Provincia.


Grazie a tutti per aver partecipato ad un bel momento
di coinvolgimento giovanile, dove, lo ricordo, potevano votare tutti i giovani (anche immigrati) dai 14 ai 29 anni, presentandosi solo con un documento di riconoscimento e un euro.
Grazie, in particolare, per averci votati: è un bel segnale di fiducia, che ci responsabilizza e ci spinge a continuare a lavorare, con ancora maggiore impegno, per la nostra zona. Ma con un arma in più: la presenza nelle sedi dove vengono prese molte decisioni, sulle quali potremo influire, e che potranno fungere da "cassa di risonanza" per i progetti che prenderanno vita nel nostro territorio.

Venite a trovarci: vi terremo informati qui sulle iniziative che abbiamo in mente per Cittadella e dintorni. Vi incoraggiamo ad esserci: sono tanti i giovani cittadellesi, ma pochi quelli che realmente partecipano e "vivono" il proprio territorio, che offre molte opportunità, se solo le si cercano.
Resta valido l'invito ad unirvi a noi, nello spirito non di una sterile e "burocratica" rappresentanza di Partito, ma di una partecipazione attiva e concreta alla vita di Cittadella: ciò che ci unisce è soprattutto la comune sensibilità nell'approcciarci ai problemi del nostro paese e il comune desiderio di risolverli, o almeno tentare di farlo.
Questo vuol dire fare Politica: quando il problema di uno diventa il problema di molti, inizia la Politica. Risolvere i problemi, nell'interesse del Bene Comune: questo il suo scopo.
Non sono solo parole al vento, cercheremo di farvelo credere.

giovedì 20 novembre 2008

PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

VENERDI' 21 NOVEMBRE 2008,
Si vota in via dell'officina 13 dalle 8.00 alle 23.00:
dalle 18.00 alle 22.00: SPRITZ GRATIS per chi ha votato!
per votare non servono tessere né niente, solo un documento di identità e un euro simbolico per coprire i costi (fotocopie, luce, riscaldamento etc etc)

Candidati all'Assemblea Nazionale:
Paolo Piazza, 23 anni, San Donato
Davide Fiume, 19 anni, Trebaselghe

Candidati all'Assemblea Regionale:
Francesca Pasuello, 25 anni, Santa Giustina in Colle
Tommaso Pettenuzzo, 21 anni, Cittadella

Care amiche e cari amici,
siamo i Giovani Democratici del Cittadellese. Facciamo parte di un gruppo molto più ampio di ragazze e ragazzi italiani che, come noi, si riconsocono nel Partito Democratico e lo considerano il miglior contenitore in cui riversare il proprio desiderio di cambiamento, in un rapporto di critica costruttiva e di confronto sui temi con le altre forze politiche, il mondo delle associazioni, del volontariato e con lo stesso Partito Democratico.

Il prossimo 21 novembre sarà una giornata storica per il nostro gruppo: quel giorno si terranno le elezioni per le primarie della nostra organizzazione. Sarà un moemento di grande partecipazione giovanile nazionale, che costruirà le fondamenta di un movimento che finora ha vissuto sul lavoro di tanti gruppi locali, operanti sul territorio, ma non coordinati a livello provinciale, regionale e nazionale. Quel giorno nascerà ufficialmente il movimento, una rete che unisca ed integri i problemi, le idee e le iniziative territoriali.

Partecipa anche tu a questo momento! Potranno votare le ragazze ed i ragazzi dai 14 ai 29 anni per eleggere i rappresentanti degli organismi federali del giovanile, ragazzi tra tanti che hanno deciso di prestarsi a quest'opera di coordinamento. Sarà fondamentale sostenere i candidati della nostra zona per riuscire a far sentire nei coordinamenti provinciali, regionali e nazionali la voce dell'Alta Padovana ed attrarre risorse ed attenzione anche in una zona in passato sempre abbastanza sacrificata in termini di rappresentanza giovanile. Aiutaci a farlo!


martedì 18 novembre 2008

Candidatura Giulia Innocenzi.


Ieri Giulia era a Pd per incontrare i Democratici padovani.
Una ragazza dalla biografia interessante (nata a Rimini nell'84, madre inglese, padre umbro, un anno a Las Vegas durante il liceo scientifico, studia ed è rappresentante di Scienze Politiche alla Luiss di Roma, erasmus a Parigi, uno stage estivo a Bruxelles... QUI ).
Ha la tessera dei radicali e se la sentite parlare si sente, perché un Pannella bionda direbbe più o meno le stesse cose. Se avete presente i radicali, allora avete già sentito il discorso di ieri.
Molto simpatica, combattiva, avrà un futuro.
Per il suo programma, qui.
Laura

Candidato Fausto Raciti


Ciao a tutti,
sabato sono andata a padova per ascoltare la presentazione di un candidato alla segreteria nazionale del giovanile del Pd.

vi riporto quello che so di lui.
FAUSTO RACITI è dell'84, siciliano, proviene dalla sinistra giovanile,ha lasciato gli studi per dedicarsi alla politica.Non ha parlato di proposte già pronte nel caso dovesse essere eletto perche pensa che la prima e più difficile cosa da fare sia formare prima il gruppo dei giovani democratici e perche le realtà del paese sono molto diverse e il compito principale di un giovanile non è quello di fare leggi.Un compito dei giovani è anche quello di opporsi o di svegliare il partito che in questo periodo sembra incapace di fare opposizione, ...parole sue...
ha spiegato le ragioni tra cui il fatto che avremo uno statuto nostro.
io l'ho trovato preparato e indipendente dai senior, gli sono state rivolte delle critiche riguardo al fatto che avendo lasciato gli studi lo si poteva accusare di voler far carriera politica e non dasse un buon esempio ai giovani, io avrei voluto sapere cosa studiasse prima visto che sono 4 anni che gira l'italia.....!!ha risposto: berlusconi è laureato e questo non garantisce sull'entità delle cavolate che dice... se avete domande sono qua...ciao, ciao!!!
Paola.

domenica 16 novembre 2008

SPRECHI DELLA POLITICA

Il caso Per mantenere le forze politiche, il prossimo anno ogni spagnolo spenderà 2,58 euro, gli italiani 4,91
La «cura spagnola»: i partiti si autotagliano
Misure anticrisi, ridotti i finanziamenti di 17 milioni di euro. A noi costano più del doppio


Diciassette milioni di euro. Cioè 34 miliardi di lire. Davanti all'incalzare della crisi internazionale, in Spagna hanno deciso una cura dimagrante che noi ce la sogniamo. Partendo, col taglio citato, dai finanziamenti ai partiti. Prova provata che i nostri cugini iberici non sono più svelti solo nel fare treni ad alta velocità, porti e autostrade. Eppure, i soldi pubblici stanziati a sostegno delle forze politiche spagnole erano già prima nettamente più scarsi rispetto a quelli italiani. Nel 2009 erano previsti 136 milioni contro i nostri 295. Meno della metà. La riduzione a 119 milioni varata nella legge di bilancio accentua il divario. Confermato nel rapporto pro-capite: per mantenere i partiti ogni cittadino castigliano, andaluso o galiziano dovrà sborsare l'anno prossimo 2,58 euro. Ogni lombardo, pugliese o molisano 4 euro e 91 cent.

Una sproporzione abissale. Dovuta anche a quella leggina sulla legislatura monca che inutilmente i dipietristi hanno tentato l'altro ieri di cambiare con un emendamento che almeno dimezzasse le elargizioni. Leggina che per tutto il 2009, il 2010 e il 2011 continuerà a corrispondere ai partiti (oltre ai finanziamenti per la legislatura corrente) anche i soldi dovuti per quella precedente, infartuata e defunta con la caduta del governo Prodi, come se dovesse arrivare alla normale scadenza del 2011. Di più: continueranno a intascare quattrini pure i partiti che il voto popolare, a torto o a ragione, ha messo fuori dal Parlamento. Due esempi? Rifondazione comunista incasserà ancora 20 milioni circa in tre anni, l'Udeur di Mastella 2,7. E altri soldi, per questa legislatura, finiranno nelle casse di quelle formazioni che avevano presentato una lista alle elezioni di aprile e, senza superare lo sbarramento elettorale, avevano comunque ottenuto la magica soglia che consentiva comunque di accedere ai rimborsi: l'1%. Come La Destra di Francesco Storace che, orfana di Daniela Santanché, avrà circa 5,5 milioni in cinque anni o la sinistra arcobaleno che nel quinquennio ne avrà 7 e mezzo.

Ma il confronto fra i costi della politica in Spagna e in Italia è sconfortante su tutti i fronti. A parte la differenza tra i bilanci del Quirinale e della Casa Reale spagnola, di cui abbiamo già dato conto l'altro ieri nella risposta alla lettera del segretario generale della Presidenza Donato Marra, spicca l'abisso tra i parlamenti. Anche la Spagna ha, come noi, un parlamento bicamerale (Cortes Generales) sia pure con un mandato di quattro invece che cinque anni. Anche lì ci sono una Camera (il Congreso de los Diputados) e un Senato. Ma le somiglianze si esauriscono qui. Il «Senado» madrileno, composto da 264 membri, costa agli spagnoli 60,5 milioni di euro, Palazzo Madama (dove siedono 315 rappresentanti eletti volta per volta più i senatori a vita che ora sono sei, per un totale di 321) pesa sulla tasche degli italiani per 570,6 milioni. Il che significa che ogni senatore costa ai cittadini spagnoli 229 mila euro e a noi un milione e 775 mila: quasi otto volte di più. Il rapporto, del resto, è più o meno lo stesso alla Camera. Il «Congreso de los Diputados», con 350 eletti, ha un bilancio di 98,4 milioni, Montecitorio (con 630 onorevoli) ne ha uno oltre dieci volte più alto: un miliardo e 27 milioni.

Morale: ogni deputato spagnolo costa complessivamente alla collettività,
tutto compreso, dagli affitti allo stipendio dei commessi, dalle segreterie alle spese di rappresentanza, 281 mila euro e ogni italiano un milione e 630 mila. Sentiamo già le obiezioni: sono paesi diversi, storie diverse, tradizioni diverse... Giusto. Anche costi diversi. L'indennità dei parlamentari spagnoli è identica per tutti: 3.020,79 euro al mese. Cifra alla quale vanno sommati 1.762,18 euro mensili per i deputati con residenza fuori da Madrid ridotti a 841,12 per gli eletti nella capitale. Complessivamente, quindi, un onorevole «peon» (che non sia presidente dell'assemblea, vicepresidente o a capo di una commissione), ha diritto a 4.783 euro al mese: lordi. A un collega italiano spetta una indennità di 11.703 euro lordi al mese più 4.003 euro di diaria più 4.190 euro per il «portaborse» (se vuole prenderne uno e pagarlo, sennò può mettersi il denaro in tasca) per un totale di 19.896 euro lordi al mese: netti sono 13.709,69 euro. Più 3.098 euro l'anno per le spese telefoniche. Più, oltre a una «tessera» di libera circolazione autostradale, marittima, ferroviaria ed aerea su tutto il territorio nazionale, un rimborso fino a 3.995 euro per raggiungere l'aeroporto più vicino.

Il sito internet del Congresso spagnolo precisa invece che lì i deputati hanno diritto, per i trasporti, ai seguenti benefit: una carta (come da noi) di libera circolazione su tutto il territorio nazionale e un rimborso chilometrico di 0,25 euro a chilometro nel caso di uso di auto privata e dietro precisa giustificazione. E se non hanno la macchina o comunque preferiscono non usarla? Dal maggio 2006 hanno una tessera di abbonamento al servizio taxi valida fino a un massimo di 250 euro al mese. Quanto ai gruppi parlamentari, il confronto è non meno imbarazzante: 9 milioni e mezzo di euro al congresso madrileno, 34 alla Camera romana. Ma è tutto l'insieme ad essere nei «Palacios» più virtuoso. Lo stipendio di Luis Zapatero è di 91.982 euro lordi annuali in dodici mensilità. Cifra che, sommando l'indennità parlamentare, lo porterebbe ad avere 149.377 euro ma per consuetudine il premier spagnolo (al quale spetta la casa e la totale copertura delle spese di servizio) rinuncia. Carte alla mano, il premier italiano, nonostante la riduzione del 30% disposta da Romano Prodi per gli stipendi dei componenti di governo, arriva a guadagnare, indennità e benefit parlamentari compresi, 324.854 euro lordi l'anno. Né la differenza è meno sensibile per i ministri.

Si dirà: sono paragoni da prendere con le molle. E' vero. Ma, con una ricchezza nazionale pro-capite identica (26.100 euro l'anno) nei due paesi, non può non spiccare la distanza perfino tra gli emolumenti che spettano a chi sta ai vertici di alcune istituzioni parallele ai palazzi delle politica. Solo un paio di esempi: a Madrid i presidenti del Tribunal Supremo (la nostra Cassazione) e del Tribunal Constitucional (paragonabile alla nostra Consulta) hanno uno stipendio lordo annuo di 146.342,58 euro. I loro omologhi italiani ne ricevono rispettivamente, sempre al lordo, 274mila e 444mila. Quanto al Tribunal de Cuentas, la Corte dei conti spagnola, costerà nel 2009 60 milioni di euro: vale a dire un quinto della nostra, che l'anno prossimo peserà sui cittadini per 281 milioni. Consoliamoci: fino a quest'anno ne costava venti di più.

Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo
Corriere della Sera, 15 novembre 2008

domenica 9 novembre 2008

2008: razzismo e Veneto.


E' uscito recentemente un libro di Toni Fontana dal provocatorio titolo: "L'apartheid. Viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo nel Nord-Est".
Abbiamo organizzato una presentazione del libro per venerdì 14 novembre in Torre di Malta, invitando anche dei ragazzi di Treviso che sono proprio di "seconda generazione", ovvero ventenni figli di genitori immigrati che sono cresciuti a Treviso, qualcuno lavora, qualcuno studia all'università a Padova e che hanno deciso di fare qualcosa contro le posizioni dichiaratamente razziste del noto Gentilini. Hanno quindi fondato l'associazione "Seconda Generazione" che organizza corsi di italiano per gli immigrati, ma non solo. Penso sarà interessante conoscerli perché hanno molte cose da dire.Ci racconteranno in prima persona cosa significa per esempio essere una 22enne trevigiana di orgini marocchina e ascoltare una signora in autobus che ti parla male degli immigrati perché non si è accorta che anche tu hai quell'origine; di cosa vuol dire studiare all'università di Padova e sentire il tuo ex sindaco che dice: "Altro che moschee, i musulmani bisogna mandarli a pregare e pisciare nel deserto" e altre cose.
Chi di noi non ha conosciuto qualcuno che ha subito un episodio il razzismo? Penso a molti dei corrispondenti tedeschi di Duinsburg degli scambi organizzati dal liceo Tito Lucrezio Caro o a nostri amici che hanno i genitori che originano da un altro paese.
Penso quindi sarebbe bello trovarsi una sera (una nell'arco di un anno e forse di più) per capire quanto effettivamente anche chi per noi è un veneto come un altro, è un nostro amico o una nostra amica e non vediamo in lui o in lei differenze, in realtà a volte subisce insulti da qualcuno che se solo conoscesse la persona che ha davanti, non potrebbe non provare affetto. Tra l'altro, dopo la meravigliosa vittoria di Obama, leggere un libro che racconta la parzialità di una certa visione dell'immigrato solo come delinquente fa molto riflettere sul fatto che l'America, con tutti i suoi difetti, è sempre secoli più avanti di noi.
Vi aspettiamo!

venerdì 7 novembre 2008

Dimostrazione matematica della presa per il culo.

Ipotesi:
Il sole 24 ore non è un giornale comunista, né tantomeno di sinistra, pertanto non mente per criticare il governo.

Tesi: Il governo e il ministro dell'Istruzione ci prendono per il culo.

Dimostrazione:
La notizia de Il sole 24 ore del 31/10/2008 è vera
"Università colpita dai tagli. Documenti alla mano i tagli più consistenti li subisce il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, per il funzionamento degli atenei, le spese di professori, ricercatori e personale non docente e per l'ordinaria manutenzione delle strutture universitarie e della ricerca scientifica.
Le riduzioni più forti contenute nel ddl di bilancio per il 2009 sono concentrate nel programma sistema universitario e formazione post-universitaria, che scende verticalmente da poco più di 8mila milioni di euro a 6.496,5 milioni nel 2011 (meno 1.645,5 milioni di euro). Negli importi assegnati dal ddl bilancio per il diritto allo studio, dove si concentrano i fondi per borse di studio, prestiti d'onore, contributi per alloggi , residenze e collegi universitari e attività sportiva, si registra un calo che supera il 60% nel 2011 rispetto alle previsioni assestate 2008."

La notizia de Il sole 24 ore del 06/11/2008 è vera.
"Cinquecento milioni per le università virtuose, 135 milioni per le borse di studio, 65 milioni per alloggi e residenze universitarie.E, ancora, gli atenei con i conti in rosso non potranno assumere docenti e personale amministrativo, mentre ci saranno finanziamenti ad hoc che premieranno le università che elimineranno corsi e sedi distaccate inutili.
Assunzioni e pensionamenti. Dal 2009 ci saranno 3mila posti in più per i ricercatori grazie a 150 milioni di euro per favorire il turn over. Lo scopo è quello di favorire l'assunzione di giovani e diminuire l'età media dei docenti italiani. Gli atenei potranno anche decidere di fare entrare solo giovani ricercatori arrivando a 2 giovani ricercatori per ogni docente in pensione. Almeno il 60% delle assunzioni dovranno essere destinate ai nuovi ricercatori. Le università che rinunceranno a trattenere i docenti oltre i 70 anni di età potranno raddoppiare il numero dei posti per ricercatori.

Precisazioni per informazione veridificata in precedenza
Gli stipendi dei lavoratori pubblici università si pagano col concetto di unità di badget.
1 ricercatore universitario= 1 unità di badget= circa 23.000 euro annui lordi (cioè soldi che l'università paga in generale, comprese le tasse e i contributi che tornano nelle casse di Stato e Regione), mentre per avere il netto (soldi che vanno in tasca al ricercatore) bisogna togliere circa il 40% (23.ooo x 40/100= 9200 significa che al ricercatore restano circa 13800 euro l'anno, ovvero 1150 euro al mese).
1 professore associato= 3 unità di badget= circa 69.000 euro annui lordi (solito discorso)
1 professore ordinario= 4 unità di badget

Risultato finale=
=meno 1.645,5 milioni di euro + Cinquecento milioni di euro + 135 milioni per borse di studio + 65 milioni per alloggi=
- 1645.5 + 500 + 135 + 65= 945,5 milioni di euro tagliati: c.v.d.

Abbiamo tralasciato i 150 milioni di euro per favorire il turnover, perché in realtà è prevista un'assunzione di due ricercatori per ogni professore che va in pensione (cioè ordinario). Siccome il professore ordinario vale 4 unità di badget e il ricercatore solo uno, anche assumendo il ricercatore, comunque il risultato è un risparmio di due punti di badget per ogni due ricercatori assunti, quindi i soldi stanziati "per assumere nuovi ricercatori" sono quelli derivati dal blocco delle assunzioni dei professori ordinari.

Riflessione:
Ci hanno tagliato oltre un miliardo e mezzo. Abbiamo manifestato. Ci hanno detto: "Ok, avete ragione: vi diamo 600 milioni (ovvero: vi togliamo un miliardo)" e noi dovremmo fare i salti di gioia?
Chi ha letto l'articolo sotto (di Tommaso, penso) capisce bene perché non possiamo assolutamente dirci soddisfatti. Resta la privatizzazione, resta il taglio alle università. E quindi resta anche la protesta.

domenica 2 novembre 2008

TAGLI AL FUTURO

Ciao a tutti! Volevo inserire qui i frutti di una rapida ricerca sul sito dell'Eurostat, per avere un'idea, per quanto superficiale, di come vada la ricerca in Italia rispetto al resto dell'Europa ed analizzare, alla luce di questi dati, le conseguenze della legge 133 06/08/2008.
















Questo grafico dimostra come esista una correlazione lineare tra la percentuale del PIL investita
in ricerca ed il PIL pro-capite di alcuni stati europei e degli Stati Uniti
.
CONCLUSIONE: almeno empiricamente, la ricerca ha un'influenza rilvante sul benessere del singolo.

La linea grossa nel secondo grafico indica la media della zona euro (15 paesi) = 1,86





Tutti i dati contenuti nei grafici da me realizzati si riferiscono al 2005.

La ricerca in Italia, in una curiosa unità tra popolo e Governi ("ogni popolo ha il governo che si merita"), è percepita come il settore da tagliare in tempi di vacche magre, come un surplus non necessario, che "se c'è bene, se non non importa": basti pensare che il massimo di finanziamenti concessi a questo moribondo settore è stato dell'1,13% del PIL nel 2002. Molti studi, come anche il banale grafico soprastante, correlano gli investimenti in ricerca e sviluppo con la ricchezza di uno Stato. Non è un caso se i Paesi più industrializzati del Mondo sono quelli che investono maggiormente in ricerca e sviluppo. La situazione italiana appara ancora più critica se considerata alla luce degli obiettivi della famosa "strategia di Lisbona" (investimento totale, pubblico e privato, in ricerca e sviluppo del 3% entro il 2010) e di alcune analisi che mostrano come la ricerca italiana sia la migliore al mondo in termini di rapporto costi/benefici: a parità di risorse sarebbe quella che potrebbe dare i risultati migliori, nel mondo. Ecco un grafico che parla da solo:




Fonte: The Scientific Impact of Nations, Nature 430, 311-316 (15 July 2004)

Pur occupando l'ultimo posto nel G8 per percentuale del PIL investita in R&D (research and development), la qualità della ricerca italiana (quantificabile come numero di pubblicazioni per ricercatore e numero di citazioni per ricercatore, entrambi sulle principali riviste scientifiche internazionali) occupa invece l'ultimo gradino del podio.

Questo per sottolineare come i tagli al FFO (Fondo di finanziamento ordinario) stabiliti dalla 133 all'articolo 66 ("l'autorizzazione legislativa [...] concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, è ridotta di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013", insomma un totale di 1.449.000.000 tra il 2009 ed il 2013
), peraltro comminati indistintamente a tutte le università italiane, tanto a quelle economicamente virtuose, come l'Università di Padova e altri 12 atenei della penisola, quanto a quelle che hanno condotto in passato una gestione indisciplinata delle proprie finanze, vadano esattamente nella direzione contraria a quanto facciano i governi delle altre principali nazioni europee (come la Francia, tanto per portare un esempio non strumentalizzabile) e a quanto avrebbe bisogno il nostro Paese: i tagli non devono essere una conseguenza della crisi della finanza mondiale, ma, anzi, devono essere considerati una soluzione per contrastarne gli effetti. Ed altro non si trova che tagli in questa manovra finanziaria, dal momento che la possibilità di trasformazione delle università in fondazioni private (articolo 16) e la riduzione del turn over (le università potranno, infatti, "procedere, per ciascun anno, [...] ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20% di quella relativa al personale cessato nell'anno precedente", articolo 66 comma 7) altro non sono che le conseguenze necessarie di questa politica di tagli, purtroppo però non prive di gravi conseguenze per la qualità didattica e della ricerca, per i servizi agli studenti (aule, laboratori, biblioteche), per il diritto allo studio e, in ultima analisi, per il futuro del Paese. La facoltà di trasformazione in fondazioni delle università appare più come una necessità, proprio in virtù dei tagli sopraddetti, e metterà la ricerca a totale servizio di soggetti privati, come aziende ed industrie: questo farà sì che non solo la ricerca di base, quella non direttamente collegata a logiche di produttività e profitto, sarà penalizzata, ma i soggetti privati stimoleranno inevitabilmente la ricerca nel settore economico di loro interesse, con la compromissione dell'attività di interi settori di ricerca. Inoltre, il rischio di un aumento delle tasse universitarie appare molto forte, non solo perchè alle università che potranno beneficiare del maggior numero di finaziamenti privati saranno decurtati i finanziamenti pubblici (tutto questo è contenuto nelle paroline "a fini perequativi", articolo 16 comma 9), ma basta informarsi sulle rette delle principali università private del mondo per rendersene conto. Questo non permetterà più ai "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi" di cui parla l'articolo 34 della Costituzione, di "raggiungere i più alti gradi degli studi".

I contenuti per protestare contro la 133 ci sono tutti, ma, mai come in questo caso, il rischio di strumentalizzazioni è forte: la mistificazione della realtà, a cui alcuni mezzi di informazione ("mezzi di distrazione di massa", per dirla con la Guzzanti) ci hanno abituato, rappresenta uno dei motivi per cui la vera natura di questa protesta non viene ancora colta dall'opinione pubblica: chi manifesta appare, spesso perchè descritto così, come un fannullone che non abbia voglia di studiare e approfitti della protesta per sottrarre tempo agli studi. La realtà è, invece, esattamente il contrario: pur essendoci una fetta di studenti che forse non ha molto presente perchè manifesta, a causa di una certa carenza di informazione (il che non significa, comunque, che non sia giusto manifestare), chi protesta lo fa esattamente per difendere il suo diritto a studiare in un'Università libera e d'eccellenza, per tutelare il diritto all'istruzione e per evitare che essa diventi un privilegio, anche per le prossime generazioni di studenti. L'esistenza di frange di manifestanti il cui unico scopo è quello di cercare lo scontro, con la polizia o, magari, come a Piazza Navona, con altre persone che manifestano d'accordo con loro, non può e non deve inquinare la purezza della protesta di migliaia di persone, dallo studente al docente, dal ricercatore al rettore, che vedono in questa legge un furto di futuro. Siamo tutti perfettamente consapevoli della necessità di una profonda modifica del sistema universitario italiano, indirizzata principalmente ad una gestione più oculata della spesa (perchè solo 13 atenei virtuosi su un'ottantina di atenei presenti in Italia?), su una più razionale distribuzione nazionale degli atenei e quindi delle risorse, su una assegnazione più meritocratica dei posti (non basata solo sugli anni di anzianità, ma anche sui risultati del lavoro, es.: numero di pubblicazioni), sulla riduzione di molti stipendi stellari, ecc. Tra l'altro, il tetto del 90% del FFO destinato alle spese fisse per il personale di ruolo è altissimo e anche l'Università di Padova si è recentemente dichiarata favorevole ad abbassarlo. Eppure alcune università hanno sforato perfino un tetto del genere e verranno trattate allo stesso modo di quella di Padova (qui i conti dell'Università di Padova). Come appare evidente, c'è molto spazio per migliorare, ma attraverso riforme che andrebbero estese al sistema Paese, non solo alle università, quindi mi sembra estremamente avvilente ed offensivo che una manifestazione di dissenso trasversale, come quella a cui abbiamo assistito in queste settimane, sia umiliata dalla strumentalizzazione di chi insinua che il suo scopo sia quello di difendere chissà quali interessi o staus quo: esisterà anche, lo ripeto, una certa percentuale di studenti che non conosce minimamente il motivo per cui sta manifestando e forse anche una parte di docenti che intende difendere i propri interessi consolidandoli nella difesa della propria "torre d'avorio", ma si tratta sicuramente di una minoranza infinitesima rispetto a tutti quelli che, studenti o docenti, ricercatori o rettori, si preoccupano sinceramente del proprio futuro, di quello dei propri figli e dei frutti del proprio lavoro di anni. E, per confutare quelli che ritengono che l'arroccamento del mondo universitario sui propri privilegi giustifichi i tagli della 133, va detto che tagli del genere non costituiscono una riforma organica e radicale del sistema universitario, peraltro, appunto, necessaria, ma una politica infantile e superficiale di tagli; nulla si trova, nella 133, che tenti di riformare radicalmente il sistema universitario italiano, come intendono farci credere. Parlare poi di tagli "necessari" suscita perlomeno un sorriso: ci siamo accollati tutti i debiti di Alitalia, foraggiamo le banche con la scusa di salvare il credito (peraltro, evitare il fallimento delle banche mi pare necessario), buttiamo soldi dalla finestra (non solo qualche milione di euro, vedi "la Casta"), abbiamo enti dichiarati inutili tutt'ora stipendiati (addirittura l'ente predisposto a chiudere gli enti inutili è ancora finanziato, nonostante non faccia il suo lavoro, cfr. Report), negli ultimi anni c'è stato il boom delle provincie, manca la legge per recuperare i soldi sequestrati dalla magistratura... Quindi non mi pare proprio che i tagli alla scuola, la sola che può compiere "il miracolo" di "trasformare i sudditi in cittadini" (Piero Calamandrei) siano necessari. Difficile poi non notare la schizofrenia di certi uomini di Governo, che, per difendere la legge, sostengono che una riforma che ammoderni l'università sia necessaria e quindi è sbagliato protestare, salvo poi smentirsi (va di moda ultimamente) dicendo che non ha senso protestare perchè non si tratta di una vera riforma. Fosse vero che si tratta di provvedimenti per razionalizzare l'università, a quest'ora avrebbero terminato un sistema di valutazione, avrebbero chiuso le università provinciali inutili e avrebbero ripartito i fondi secondo meritocrazia. Così si eliminano gli sprechi, non tagliando a caso.
Ma, dal momento che non va bene criticare un provvedimento (pars destruens) senza proporne una soluzione migliore (pars construens), linko qui le "Misure per il risanamento finanziario e l’incentivazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema universitario" ((http://www.cisaluniversita.org/download/Universita%20Misure%20per%20il%2...), opera della Commissione Muraro (che tra l'altro parlerà a Padova domani alle 17 in Piazza della Frutta), e anche il programma nazionale di riforma 2006-2008, il primo rapporto sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona (documento in fondo alla pagina).
Inutile dirlo...sono stati tagliati.