domenica 14 giugno 2009

Un Congresso per ricominciare

Queste le parole del Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, in risposta alle tante e trasversali richieste di una sua candidatura a Segretario del Partito in vista del prossimo Congresso. La ricostruzione, questo chiedono i militanti del Partito, questo chiediamo, noi che in questo Partito abbiamo creduto, e ancora crediamo nella rivoluzione storica e politica che la sua nascita rappresenta, ma che finora è rimasta solo negli intenti, quasi si trattasse di un cartello elettorale. Un Partito di militanti, questo vorrei: un Partito Democratico che si (ri)costruisca sulla passione che i militanti riversano, il cuore oltre l'ostacolo, nell'umiltà dei piccoli gesti quotidiani sul territorio. Un Segretario animato dalla stessa passione, dalla stessa fiducia nell'importanza del progetto, da una nuova idea di Italia, da un progetto di futuro; questo penso sia mancato al Partito durante la sua breve esistenza, annaspante come è stato in mille lotte intestine che di ambizione e di arroganza si nutrono. A poco servono le fini analisi politologiche riguardo a dove raccimolare voti, a quale schieramento politico (centro? sinistra?) indirizzare la propria sete di consenso; il tutto per un obiettivo nobile, vincere e governare, certo, ma penso che il Partito dovrebbe prima di tutto farsi carico di una nuova proposta d'Italia e, se questo vorrà dire ripartire dal 5%...Ebbene, dobbiamo essere pronti a farlo, se crediamo nella bontà del progetto! Prima o poi i voti arriveranno, se sapremo credere nelle nostre Idee e nei nostri Valori, parole abusatissime, ma dense di significato, se lo si vuole cercare.
Quindi faccio mie queste parole di Zingaretti, sperando che il nuovo Segretario sappia agire da militante, con la voglia di osare, di rischiare (come diceva il povero Walter...), di emozionare, di recuperare il brivido della Politica.

"Ora c'è un'altra opportunità, ma la politica almeno per me continua a non essere carriera, ma servizio e coerenza. Non sarò candidato, ma sarò presente e attivo, ancora con maggiore libertà nel congresso per favorire l'aggregazione, lo sviluppo di un pensiero nuovo, oltre le vecchie storie politiche che hanno fondato il Pd. Nuove generazioni nel Pd provenienti da storie le più diverse ci sono, ma sono deboli perché frantumate e divise in mille municipalismi e solitudini. Questo le rende vulnerabili a ogni sorta di strumentalizzazione ma soprattutto inermi e deboli rispetto alle domande che abbiamo davanti e alle quali nessuno sembra saper dare risposta: cosa è diventata l'Italia? Qual è la nostra ricetta? Come ridefinire un nuovo e attuale patto sociale che riunisca il Paese? Come strutturare un partito moderno che non sia una confederazione di correnti e interessi privati?. Secondo me in questo momento prima ma molto prima dei nomi, sarebbe urgente dare risposte collettive, e sottolineo collettive, a queste e altre domande e poi trovare leadership adeguate a rappresentarle con coerenza per vincere nel 2013 e per dirla con Eugenio Scalari, senza cadere nell'errore a cui Berlusconi ci induce, di essere schiacciati nel quotidiano".